Sicilia. Prima regione per beni confiscati alla mafia, nell’Isola il 47%

Oltre il 47% dei beni confiscati alla mafia si trova in Sicilia, seguita dalla Campania e dalla Calabria. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequest…

di redazione

Oltre il 47% dei beni confiscati alla mafia si trova in Sicilia, seguita dalla Campania e dalla Calabria. Secondo i dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalita’ organizzata nell’Isola i beni sottratti ai boss sono in totale 5.221, di cui, pero’, solo 2.057 sono quelli destinati ed assegnati. Il maggior numero di beni confiscati si trova a Palermo 3478 (1317 quelli consegnati), seguita da Catania (613) e Trapani (376). “La Sicilia e’ la regione che ha il maggiore numero di beni confiscati alla mafia e alcuni di questi beni sono stati utilizzati per avviare nuove attivita’ economiche e dare opportunita’ di lavoro ai giovani – dice Salvino Caputo, parlamentare regionale siciliano del Pdl -. Ma molti dei beni confiscati rimane ancora inutilizzato sia perche’ in stato di abbandono sia perche’ i tempi di attesa dalla confisca all’assegnazione sono molto lunghi. Dopo dieci anni – conclude – la norma risulta superata e quindi sarebbe opportuno una modifica legislativa”. L’Ufficio speciale per la legalita’, istituito in Sicilia l’8 febbraio del 2010, ha svolto un’indagine tra i Comuni siciliani per verificare se siano in possesso di beni confiscati e quale sia la loro utilizzazione. E’ emerso, cosi’, che il 35% si occupa di gestire beni sottratti dallo Stato a Cosa nostra, utilizzando effettivamente il 46% dei 1352 beni loro assegnati. Del 53% dei beni non fruiti, il 14% non viene utilizzato per la mancanza delle risorse necessarie alla loro ristrutturazione e riconversione. Il 31%, invece, non e’ utilizzato perche’ i comuni non hanno ancora ultimato o avviato le relative procedure di assegnazione (bandi pubblici per il terzo settore, provvedimenti di assegnazione per uso istituzionale). A questo bisogna aggiungere che il 5% circa degli immobili confiscati non e’ attualmente utilizzato a causa di gravami pendenti, ipoteche, proprieta’ a quota indivisa, bandi pubblici andati deserti, immobili occupati da terzi con titolo. Infine, dal monitoraggio si e’ scoperto che il 3% dei beni non potra’ essere utilizzato o sara’ difficilmente utilizzabile in quanto realizzato in totale difformita’ delle leggi urbanistiche ma anche, nel caso dei terreni, per la particolare posizione geografica degli stessi e per la mancanza di strade di accesso. “Esistono esperienze virtuose, come quelle che l’associazione gestisce nel corleonese che rappresentano l’attuazione piu’ autentica della normativa – spiega Umberto Di Maggio, coordinatore di Libera Sicilia -, ma c’e’ anche ancora molto da fare. Sicuramente il Governo Monti si e’ dimostrato sensibile, c’e’ una maggiore attenzione verso il tema, ma occorre perfezionare una normativa antimafia, quella italiana che rimane tra le migliori, adeguandola a una mafia che si evolve”. Tra le priorita’ su cui intervenire c’e’, per Di Maggio, “il potenziamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, che fa un grande lavoro ma il cui organico e’ sottodimensionato rispetto alle necessita’ da affrontare”. E infine c’e’ il tema delle aziende confiscate. “Se chiudono – conclude Di Maggio – decine di operai, quadri, dirigenti finiscono a casa e senza lavoro. E’ un problema su cui bisogna riflettere e la nuova frontiera da affrontare”.