Palermo, 30 gen – In Sicilia è stato avviato un progetto pilota di sorveglianza della mortalità materna in Italia, coordinato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che coinvolge, oltre alla Sicilia, altre sei Regioni (Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Campania), con l’obiettivo di aumentare la sicurezza del percorso nascita.
Le morti materne, infatti, benché rare in un Paese socialmente avanzato come il nostro, sono una priorità di salute pubblica sia per la loro indiscutibile drammaticità, sia perché almeno nella metà dei casi possono essere evitate.
Questa è la seconda tappa di un percorso iniziato con lo ”Studio sulle cause di mortalità e morbosità materna e messa a punto di modelli di sorveglianza della mortalità materna”, realizzato dall’Iss fra il 2008 e il 2010 su dati degli anni precedenti, cui fra le altre Regioni ha partecipato anche la Sicilia.
Lo studio ha permesso di dimostrare che le schede di morte Istat sottostimano largamente il fenomeno della mortalità materna, e che questo presenta una forte variabilità geografica.
In questo confronto, la Sicilia ha mostrato una mortalità materna molto più elevata delle altre Regioni partecipanti allo studio (24,1/1000.000 nati rispetto a una media di 11,8/100.000 nati), un dato che è diventato il necessario punto di partenza per la riorganizzazione della rete dei punti nascita, di concerto con le società scientifiche, adeguandola a standard e linee guida nazionali e internazionali per migliorarne la sicurezza, come previsto nel Piano Sanitario 2011-2013.
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Questo nuovo progetto di sorveglianza ha lo scopo di rilevare tutti i casi di morte materna che avvengono sul territorio delle Regioni coinvolte e individuarne le cause cliniche e organizzative associate per promuoverne la prevenzione.
Il progetto ha anche un obiettivo di più ampio respiro, cioè di promuovere una cultura della trasparenza finalizzata al miglioramento dell’assistenza e non alla colpevolizzazione dei professionisti, al fine di ridurre le morti materne evitabili e di promuovere le buone pratiche nell’assistenza alla gravidanza.
Infatti, un momento fondamentale del progetto, al verificarsi di un caso di morte materna, è l’audit, ossia la riunione tra tutti i professionisti sanitari che hanno assistito la donna deceduta.
Questo confronto tra pari ha la finalità di ricostruire il percorso assistenziale per identificare le azioni utili o dannose che si sono dimostrate rilevanti ai fini dell’esito, in modo da migliorare l’organizzazione e diffondere le buone pratiche fra gli operatori sanitari.
Nel progetto sono coinvolte tutte le strutture pubbliche e private che assistono il parto.
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