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di redazione
Palermo, 24 lug – ”Per il miglioramento delle rete
stradale siciliana sono disponibili 2.170 milioni, che
darebbero ristoro anche al lavoro in edilizia, che sconta
nell’isola 40 mila disoccupati. I ritardi dell’Anas stanno
pero’ penalizzando il settore e rallentando la realizzazione
di opere infrastrutturali importanti per la Sicilia”: lo
denuncia il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia,
Franco Tarantino, che chiede alla politica di ”intervenire
per una inversione di rotta”. Secondo le delibere del Cipe
approvate, ci sono ad esempio, 339 milioni per la Siracusa –
Gela, 57 milioni per le autostrade Palermo- Messina e
Catania- Messina, 477 milioni per la Nord -Sud Camastra-
Gela, 815 milioni per la Ragusa- Catania, 110 milioni per la
Licodia- Eubea, 150 milioni per la Mazara del Vallo- Trapani,
222 milioni per la Bolognetta- Lercara. ”Ma l’inerzia
dell’Anas- rileva Tarantino-, che ha perso il ruolo sociale
assegnatogli dalla normativa , sta bloccando tutto, con grave
danno per il territorio e per l’occupazione”. Il segretario
della Fillea aggiunge che ”nell’ambito della crisi piu’
profonda dal dopoguerra, il settore delle costruzioni e’
quello che sta pagando di piu’, sia in termini di perdita
occupazionale che per moria di imprese. Dal 2008 al 2011-
afferma- sono andati perduti 41 mila posti di lavoro , il
sistema impresa si e’ destrutturato con una polverizzazione
che ha determinato un abbassamento della capacita’ produttiva
e un impoverimento professionale, con una media ormai di tre
lavoratori per impresa”. La Fillea ricorda anche che ”il
consumo di cemento e’ passato da 3,2 milioni di tonnellate
del 2008 a 1,9 milioni del 2011” e che ”le gare d’appalto
hanno subito una flessione passando dalle 818 del 2007 alle
372 del 2011”. ”Sono insomma bloccate- commenta Tarantino-
le attivita’ d’ogni livello, cosa che rende ancora piu’
inaccettabile l’inerzia dell’Anas, a cui chiediamo una
inversione di rotta- conclude- per interrompere il degrado di
un settore importante, che puo’ dare un contributo forte alla
ripresa, e che viene lasciato invece in stato di abbandono,
assieme agli oltre 41 mila addetti che attendono di potere
riprendere a lavorare”.ags/rus
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