di Francesco Costanza
Nel 1864 dopo svariate peripezie e controversie burocratiche, l’architetto Giovan Battista Basile vinse il concorso per la progettazione e la costruzione del Teatro Massimo (Vittorio Emanuele) di Palermo, destinato a entrare nel firmamento come una delle più grandi opere del mondo. 11 anni dopo ossia nel 1875 cominciano i lavori e data l’imponenza del monumento (7700 mq.) viene deciso di demolire una chiesa e un monastero che si trovavano proprio nell’area destinata alla costruzione, conosciuta ai giorni nostri come Piazza Giuseppe Verdi.Finalmente avviene la posa in opera della prima pietra, e bisognerà aspettare 22 anni per la posa dell’ultima pietra, nel frattempo L’architetto G.B.Basile muore, e i lavori continuano sotto la direzione del figlio Ernesto Basile che li porta a compimento nel 1891.
L’inaugurazione avviene soltanto nel 1897 da Ignazio Florio jr, quale rappresentante della sua famiglia che contribuì con generose donazioni per la costruzione di questo Teatro. Quando gli spettatori ammirarono l’imponente monumento non si potè nascondere l’espressione sbigottita di chi ammira uno splendore dell’architettura neoclassica.
Perfino Rè Umberto si lasciò sfuggire una sorprendente espressione con la frase: “Ma che bisogno aveva Palermo di un teatro cosi grande?” Il Teatro massimo risultò essere il più grande teatro d’Italia e il secondo in Europa solo all’opera di Parigi. Per un breve periodo la gestione fu affidata proprio alla Famiglia Florio e fù palcoscenico della nobiltà di tutta Europa portando al culmine il periodo liberty e della belle epoque, di cui Donna Franca ne era la vera Regina. (Franca Florio fù chiamata così dal D’annunzio). Il grande Caruso si esibì in questo teatro come anche i più grandi tenori e soprani del mondo, sopravvisuto miracolosamente ai due conflitti mondiali la sua attività con un lento declino e decadimento strutturale trascurato chiuse i battenti una sera del 1974.
Nel 1990 venne allestito come set cinematografico per una scena del Film “Il Padrino, di Francis Ford Coppola” in cui Don Vito Corleone assiste all’opera della “Cavalleria Rusticana”, dopo questo il teatro Massimo rimase dimenticato in un limbo ingiustificato. Bisognerà aspettare fino al 1997 anno in cui il grande teatro ristrutturato e tornato al suo splendore oggi è il centro di numerose iniziative culturali e musicali di interesse internazionale. Voglio ricordare una frase scritta come epigrafe da un anonimo proprio nell’architrave del portico, sopra le colonne in cui si legge: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”
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