Car-t, anticorpi monoclonali, profilazione genomica, farmaci biologici: ecco le terapie innovative, cure capaci di cambiare la storia clinica di pazienti affetti da gravi malattie cronico-degenerative e fare la differenza in campo immunologico, ematologico, oncologico, endocrinologico, reumatologico. In Sicilia ammonta a circa 68 milioni di euro la fetta di finanziamenti attinti al fondo nazionale per le cure innovative (1 miliardo di euro incrementato di 100 milioni annui dal 2022) ma circa il 30% di questa somma (20 milioni di euro) non viene utilizzata a causa della mancanza di una Cabina di regia in grado di creare un flusso integrato di informazioni riguardo ai fabbisogni dei pazienti, le anagrafiche, la quota di migrazioni sanitarie.
A mettere a fuoco le necessità e urgenze delle reti di cura è il tour tra le regioni di Motore Sanità. La tappa in Sicilia si è appena conclusa a Palermo a Villa Magnisi, presso la sede dell’Ordine dei Medici. Obiettivo accendere i fari sui punti di forza e di debolezza di un settore della clinica oncologica e delle malattie immunologiche e rare, cruciali per la qualità dell’assistenza. Dall’approvazione Aifa dei nuovi farmaci fino all’inizio della terapia possono passare da 2 a 4 mesi. Ritardi che in Sicilia, come anche in altre regioni italiane, si scontano soprattutto per carenze di tipo organizzativo e in termini di personale dedicato nelle varie articolazioni della filiera delle cure. Ma non mancano le buone pratiche: come la raccolta e utilizzo del sangue per emoderivati, le infusioni delle Car-t in linfomi e altre patologie del sangue (40 le procedure effettuate in tre anni), la rete reumatologica ormai compiuta che da gennaio potrà contare su una piattaforma informatica con i dati clinici di tutti i pazienti (circa 180 mila in tutta la regione) consultabile da remoto e che servirà a monitorare l’accesso alle cure, a garantire più rapide valutazioni del paziente e a gestire le liste di attesa oltre che prenotare una visita in pochi giorni.
“L’obiettivo è rendere uniformi le opportunità di accesso alle terapie innovative”, ha spiegato Salvatore Amato, presidente dell’Ordine dei medici della Regione Sicilia. Dopo i saluti istituzionali di Alberto Firenze, Commissario dell’ospedale Papardo di Messina, è toccato a Salvatore Corrao ordinario di Medicina Interna all’Università di Palermo e direttore del Dipartimento di Medicina clinica Arnas Civico di Palermo, sottolineare che “dietro le terapie innovative c’è anche un nodo dei costi da risolvere visto che dopo tre anni la copertura del fondo nazionale viene a cadere e la spesa ricade sui bilanci delle regioni. L’accesso alle terapie innovative ha subìto un’accelerazione negli ultimi anni i processi sono stati velocizzati ma non basta. Fondamentali – ha aggiunto Corrao – sono le integrazioni tra i vari centri di cura in campo oncologico e nelle malattie rare. I presìdi del territorio sono piccole strutture ospedaliere e il paziente sia nella fase del reclutamento sia nel follow-up ha come punti di riferimento solo i Medici di medicina generale e gli ospedali territoriali”.
Grazia Palazzolo, dirigente farmacista Arnas Civico di Palermo, ha spiegato che “La strategia dell’ospedale è definire il budget e valutare a monte l’impatto della platea di pazienti da curare. Platea oggi limitata ma destinata a crescere nei prossimi mesi per i quali servirà adeguare i modelli organizzativi e di governance”. “Una partita, quella dai farmaci innovativi – ha aggiunto Gaetano Buccheri, direttore sanitario Arnas Civico di Palermo – da monitorare nel tempo, con medici formati e diagnostica adeguata con cui definire le necessità e i vantaggi di queste terapie particolarmente costose. Serve organizzazione per attrarre investimenti e produrre buone pratiche”. Livio Blasi direttore della oncologia del Civico di Palermo ha ricordato la centralità delle sperimentazioni, molte in corso, su farmaci innovativi a fronte di carenze di personale medico e amministrativo: “L’industria del farmaco riconosce la qualità del nostro lavoro e sta investendo in Sicilia ma la nostra risposta deve essere all’altezza della situazione”. La Sicilia utilizza circa 68 milioni del fondo nazionale per gli innovativi ma una quota, circa il 30%, non vengono spesi. “Nonostante le carenze di personale non siamo noi l’anello debole del sistema in Sicilia – ha poi sottolineato Giovanni Di Leo, dirigente responsabile della Centrale unica di committenza della Regione Sicilia – ma la governance nazionale di questi processi che vedono in Aifa una serie di nodi irrisolti”.
Giacomo Scalzo, dirigente responsabile centro regionale trasfusionale, ha fatto riferimento alla centralità strategica della rete dei centri trasfusionali per reclutare i pazienti, fare diagnosi precoci, reperire sangue, plasma ed emoderivati, ridurre le spese inutili per acquisto di sangue dalle altre regioni. In cantiere, infine, un progetto di una officina delle Car-t cell factory. Sono 2 i centri attivi per le Car-t in Sicilia – ha spiegato Caterina Patti, Dirigente medico dell’unità di Ematologia ad indirizzo oncologico Ospedali riuniti Villa Sofia Cervello – e sono a Palermo e alla Maddalena, 40 le procedure effettuate negli ultimi tre anni. “Non sono poche ma alcuni pazienti emigrano in altre regioni per accelerare i tempi ma così la Regione paga molto di più. La nostra rete ematologica è appena nata ma abbiamo già un Pdta delle Car-t e nelle condizioni di rispondere a tutte le richieste. Ci preoccupa, invece, l’aumento delle indicazioni: la platea dei pazienti diventerà molto più ampia e ci dovremo attrezzare”. Ignazio Del Campo direttore Controllo di Gestione e flussi informativi e transizione digitale del Policlinico Rodolico San Marco di Catania e componente del gruppo di supporto Pnrr Regione Sicilia ha puntato il dito sulle opportunità della digitalizzazione per migliorare i processi clinici e amministrativi. Ad accendere i fari sul ruolo dei Moleculat Tumor Board e sulle necessità di attrezzare adeguatamente la rete dei laboratori per le profilazioni genomiche propedeutiche alle scelte dei farmaci ci ha pensato Vincenzo Adamo, coordinatore della Rete oncologica siciliana che ha sottolineato i passi avanti compiuti dalla Regione Sicilia per il recupero di una quota della storica migrazione sanitaria ma anche le necessità di avere con immediatezza, dopo il dico verde di Ema e Aifa, i nuovi farmaci al letto del malato soprattutto quando l’utilizzo di terapie alternative cambia la storia clinica del paziente. “Oggi nelle cure oncologico la chirurgia ha perso il primato e le cure con farmaci innovativi, a bersaglio molecolare, immunologici e personalizzati consentono la cronicizzazione della malattia tumorale”.
Centrale poi il ruolo delle unità di Anatomia patologica: Nunzia Scibetta primario al Civico di Palermo e Coordinatore Siapec in Sicilia ha sottolineato come l’accesso alle cure innovative in campo oncologico nella stragrande maggioranza dei casi si basano sui test di profilazione genomica per valutare la appropriatezza di erogazione del farmaco nell’ottica della medicina di precisione. “Tutto questo pone al centro il ruolo dell’Anatomo-patologo ma servono personale e tecnologie adeguati. Se il test di profilazione non avviene tempestivamente non si potrà erogare il farmaco”. A far sentire la voce dei pazienti che reclamano temi celeri per accedere a cure che possono salvare la vita quando non ci sono più alternative terapeutiche anche Francesca Glorioso presidente della Lilt di Palermo (Lega italiana per la lotta ai tumori) e Giuseppe Scibilia, Coordinatore Lilt Regione Sicilia che da Medico, dirigente di ginecologia ha ricordato le nove opportunità di cura del tumore ovarico. “L’innovazione serve per attrarre fondi: la chirurgia è troppo demolitiva, avere alternative è anche per noi una soddisfazione. Abbiamo aspettato 20 anni per un farmaco per il carcinoma ovarico. Oggi ce l’abbiamo e abbiamo il dovere di offrire a tutti i vantaggi della chimica e biologia molecolare da considerare nell’ambito della sostenibilità. Questo è il futuro ma non dobbiamo dimenticare la prevenzione”.
Infine la Reumatologia: in Sicilia, si stima, ci siano tra 150 e 180 mila pazienti affetti da malattie reumatologiche (autoimmunitarie) e la filiera delle cure è adeguata e non sconta migrazione dei pazienti. “Molti pazienti reumatologi sono cronici – ha spiegato Giuliana Guggino Delegato Sir (Società italiana di reumatologia), la maggior parte fa uso di farmaci innovativi. La rete che ha qualche lacuna ma centri altamente specializzati con capacità prescrittive e di sperimentazione al policlinico di Palermo e poi a Catania al Cannizzaro. “Arrivare a sperimentare un farmaco – avverte – è una corsa a ostacoli anche nella gestione complessiva del paziente. Arruolare in uno studio clinico un singolo paziente richiede almeno 5 ore di lavoro. Bisogna implementare la rete dunque per gestire l’innovazione anche in periferia. Presto i reumatologi si misureranno con l’uso delle Car-t nel lupus ma bisognerà tenere conto dei costi. E da gennaio in pista ci sarà una piattaforma informatica come in Oncologia. Entro dicembre caricati tutti i farmaci e da gennaio i dati clinici di tutti i pazienti. Servirà a monitorare l’accesso alle cure e fare più rapide valutazioni del paziente e a potenziare l’interfaccia tra centri hub e ridurre le liste di attesa che però già oggi hanno una coda di meno di 20 giorni”. “L’ unica Asp che non ha una reumatologia è la provincia di Enna – ha poi ricordato Teresa Perinetto, presidente Asimar, Associazione malati reumatici della regione Sicilia – ma i reumatologi sono pochi. Tra i pazienti anche tanti bambini che richiederebbero una reumatologia pediatrica. Vorremmo più attenzione per il personale e le liste di attesa nelle grandi città come Catania, Palermo e Messina. La reumatologia territoriale è di buon livello”. A chiudere i lavori della tavola rotonda, che si è svolta con il contributo non condizionante di Bristol Myers Squibb, Lilly e Gsk, è stato Paolo Daniele Siviero, Capo area attività regolatorie, della direzione Tecnico scientifica di Farmindustria.
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