Il 21 novembre scorso su questo giornale è stata pubblicata una mia nota così titolata: ”libertà di stampa e di opinioni, valori da tutelare”. Il contenuto di quella nota, che qui ribadisco, verteva sull’imprescindibilità di considerare valori assoluti e prezioso patrimonio di civiltà democratica, la libertà di stampa e di opinioni, e che bisogna proteggere e tutelare a tutti i costi, con determinazione e senza esitazioni. Metaforicamente si può pensare che la gestione dei meccanismi di una società civile e avanzata, è demandata a delle catene che, purtroppo, hanno qualche anello debole che è inesorabilmente sottoposto a facile rottura. Il riferimento metaforico è mirato a quei casi, di non rara frequenza, nei quali la libertà dell’informazione e dell’opinione, oltrepassa certi limiti, e questo fa chi li esercita, non per vanità di protagonismo, ma in perfetta buona fede e con onestà culturale per ottemperare, al meglio e quanto più possibile, al mandato divulgativo di notizie e fatti che possono sollecitare la legittima curiosità dei destinatari dei messaggi.
Fatte salve le motivazioni che reggono l’impianto non demagogico, ma reale, dei valori che sono oggetto di questa trattazione, quello che preme puntualizzare, entro i limiti del lecito e del consentito, senza urtare la suscettibilità di nessuno, è quanto appresso che non vuole essere limitativo di libertà individuali e collettive, ma legittimo richiami a valori di ben altro tono e significato che sostanzializzano situazioni di estremo disagio che sono degne di valutazioni e di rispetto. Se si fa la simulazione di un processo e di situazioni capaci si produrre certi effetti, è chiaro che la divulgazione di certe notizie sull’esasperato benessere di pochi, in netta contrapposizione con il malessere di molti, non può non produrre certi risentimenti che alimentano tensioni sociali. Sull’opportunità di fare informazione su casi come quello citato, o sulle costose “toilette” riservate ai cani, bisogna andarci “cum grano salis” per non urtare la suscettibilità di chi è costretto a vivere in regime di grande indigenza. Considerazioni come queste sono spontanee e non viziate da pregiudizi ideologici o, peggio, da posizioni politiche.
Non si vuole entrare, a torto o a ragione, nel merito di considerazioni e di valutazioni comportamentali di chi svolge il suo ruolo nel rispetto delle regole e delle collaudate consuetudini; nè entrare in un ginepraio di situazioni difficili e delicate mirate ad incidere sulla coscienza civile e su tanti altri valori che, se disattesi, o meglio trascurati, non è per avvenuta derubricazione degli stessi sul piano della validità e della capacità, ma su quello della riduttività momentanea e non colposa. Problematiche come queste, che attengono alla “sfera comportamentale” di tutti, hanno dignità di rilievo e di attenta osservazione perchè contribuiscono, in buona misura, a determinare atteggiamenti e comportamenti adeguati alle situazioni contingenti che si vivono.
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