È il gusto “Lemon Tree” del maestro gelatiere Bang Gai, titolare, con la moglie Ivy Li, della gelateria “Sette” di Hangzhou (Cina) a vincere l’edizione 2024 dello Sherbeth di Palermo, l’evento sul mondo del gelato artigianale più importante al mondo. “Il gusto che abbiamo scelto è stato ispirato dal fatto di essere venuti qui in Sicilia grazie a Sherbeth Festival – dicono i due – Abbiamo scelto quindi di proporre alla giuria un gelato a base di aquilaria, una pianta speziata molto antica, tipica del sud della Cina, che viene utilizzata nella medicina tradizionale cinese. Arrivati in Sicilia abbiamo notato questa grande ricchezza di piante da frutto che avete, così abbiamo scelto di abbinare alla base del nostro gelato il limone, il frutto siciliano che preferiamo. Il tocco finale lo abbiamo dato aggiungendo un goccio di olio siciliano, comprato in un magnifico mercato che abbiamo trovato proprio dietro al Teatro Massimo (il mercato del capo).
L’idea era quella di creare un gelato capace di mettere insieme la tradizione cinese e quella siciliana”. Sul podio anche una doppietta di Parma: secondo posto per Alessia Palmitessa che con Giacomo Banchini, della gelateria Cioccolateria Banchini di Parma, ha convinto la giuria con il “fior di cascara”, un fiordilatte infuso con bucce di fave di cacao, dolcificato con zucchero di canna e poi infuso con un fiore di tagete minuta, variegato con gel di mucillagine ottenuto dalla fava di cacao e cioccolato vtuber Equador 80%. Terzo posto per Riccardo Primiani della gelateria pasticceria Da Teo di Sorbolo (Parma), anche lui con un gelato a base di cascara (ossia le bucce fermentate del caffè) infuso in latte e panna e arricchito con miele di alianto e pepe di andaliman.
“Per noi è un orgoglio avere a Palermo una manifestazione conosciuta in tutto il mondo – afferma Davide Alamia che con Piergiorgio Martorana da più 16 anni organizzano Sherbeth Festival – In considerazione dello spirito internazionale dell’evento, siamo particolarmente felici che il premio Procopio Cutò torni a prendere il passaporto per volare questa volta in Cina. Questo sicuramente aiuterà a diffondere ancora di più la cultura del gelato artigianale italiano in oriente. Come già accade in Giappone, anche in Cina, come testimoniato dai nostri vincitori Bang e Ivy, si sta diffondendo l’abitudine di chiamare con il nome italiano “gelato” il prodotto artigianale per distinguerlo dall’ice cream industriale. Essere ambasciatori di questo percorso di legittimazione per noi è forse la soddisfazione più grande, oltre che una grande responsabilità”.
Quest’anno lo Sherbeth è tornato nella sua casa, in via Maqueda, di fronte al teatro Massimo. In piazza Verdi una “distesa rosa” delle casette dal tipico colore fucsia dello Sherbeth con in degustazione 48 gusti provenienti da ogni parte del mondo. E mai come quest’anno c’è stata una grandissima partecipazione di maestri stranieri, provenienti da Francia, Cina, Olanda, Finlandia, Regno Unito, Svizzera, Belgio, Giappone, Taiwan, Polonia. Tra le novità più interessanti della kermesse, un laboratorio “a cielo aperto” per permettere ai visitatori di scoprire come si fa un gelato ben due auditorium: uno all’interno della “Sala dei dipinti” nel Teatro Massimo di Palermo e uno accanto all’Atelier del Gelato, dove esperti si sono confrontati su vari temi attinenti al mondo del gelato. Tutti sold out i cooking show che hanno visto come protagonisti gli chef stellati Giuseppe Raciti dello Zash, Giovanni Santoro dello Shalai e Carmelo Trentacosti del Mec, oltre a un evento insieme a Ruben, considerato da Forbes uno dei più bravi food influencer. Con loro i gelatieri Renato Trabalza e Lorenzo Domenighini.
Il momento clou dello Sherbeth è stato il concorso Procopio Cutò. I maestri gelatieri hanno preparato per l’occasione un gusto inedito e svelato solo ai componenti della giuria, composta Michele Fino dell’università di Pollenzo; Fabio Marasti, vincitore della scorsa edizione di Sherbeth; Nerina Di Nunzio, docente del corso di scienze gastronomiche dell’Uni Roma Tre; Massimiliano Magli e Stefano Pedrieri del Cnr; Pamela Francescato, giornalista dell’associazione stampa estera in Italia. La giuria ha avuto non poche difficoltà a selezionare il gusto “perfetto” a cui assegnare il premio. Determinante l’osservanza delle migliori tecniche di produzione, la scelta delle materie prima, ma anche è stato utilizzato come criterio, la presentazione del gelato stesso.
A proposito della differenza che c’è tra un gelato artigianale e uno industriale, a Sherbeth grande successo per le lezioni condotte dalla gastronoma Marlena Buscemi. “Ho cercato di comunicare a chi ha assistito ai miei incontri che un gelato industriale non si compra solo nei supermercati, ma anche nelle gelaterie o nei bar – dice – Alla base del gelato artigianale ci sono dei maestri che pensano una ricetta, la mettono a punto, con grandissimi e difficilissimi bilanciamenti. Noi possiamo fare un esercizio palatale di riconoscere la consistenza del gelato. Quello industriale è sempre più ricco di aria, perché ha più grassi. Ci vendono più aria che materia. Nell’altro caso, i maestri cercano di incorporare aria in maniera meccanica per fare in modo che il gelato abbia una sua struttura importante e che, soprattutto, non si mortifichino le sensazioni organolettiche. Purtroppo, tendiamo ad avere un palato viziato dal grasso”. All’interno del laboratorio, sarà possibile effettuare una degustazione comparativa tra il gelato industriale e quello artigianale.
Due importanti iniziative hanno visto la luce allo Sherbeth: il gusto dell’accoglienza e il gusto della libertà. Il primo è stato realizzato con Moltivolti, il progetto nato nel quartiere Ballarò ormai dieci anni fa che ha messo insieme un gruppo di persone provenienti da otto paesi diversi – Senegal, Zambia, Afghanistan, Bangladesh, Francia, Spagna, Gambia e Italia – e che ha aperto anche una gelateria artigianale. Si tratta di un importante progetto di inclusione socio-lavorativo. Il gelato, dunque, diventa veicolo di inclusione, accoglienza e opportunità. Tutti i maestri gelatieri presenti al festival hanno ribadito il loro impegno a insegnare “l’arte di fare il gelato” a chi su questa terra è arrivato a bordo di un barcone.
E poi il gusto della libertà, realizzato con prodotti che provengono esclusivamente dalle terre confiscate alla mafia. Nello specifico, i maestri gelatieri Vincenzo Lenci e Ilenia Zoli, Francesco Citarda hanno realizzato un gusto miele e zafferano. Obiettivo: puntare un faro su quelle comunità che hanno ridato valore a quelle terre un giorno ostaggio e preda della mafia.
Ogni anno, per l’organizzazione capitanata da Davide Alamia, è davvero difficile selezionare i 50 gusti che poi si “sfidano” a colpi di coni e coppette per conquistare l’ambito premio “Procopio Cutò”. Sono centinaia le richieste che arrivano d tutto il mondo. Ogni anno è un record di iscrizioni. “Sherbeth non è un classico e asettico concorso – dice Antonio Cappadonia, direttore tecnico del concorso – Sherbeth ormai è una grande famiglia di professionisti sparsi in tutto il mondo. Perché ogni anno, chi ha partecipato al concorso, ha voglia di tornare. Anche se non selezionato. O per dare una mano all’organizzazione, o solo per godersi il dietro le quinte. E, forse, era proprio quello che volevamo quando ci siamo inventati questo concorso quasi 20 anni fa”. Insieme a Cappadonia, ci sono nomi storici di Sherbeth, come Arnaldo Conforto e Vittorio Pasquetti che compongono il comitato tecnico. Con loro Giovanna Musumeci, figlia d’arte. Il padre Santo, scomparso recentemente, è stato uno dei più grandi maestri gelatieri d’Italia e legatissimo alla famiglia di Sherbeth. Giovanna porta avanti con cura e dedizione l’attività di famiglia che si trova a Randazzo in provincia di Catania. Gli assistenti alla produzione quest’anno sono state vecchie conoscenze del festival: Stefano Cecconi, Ilaria Guerrieri, Vincenzo Lenci, Chiara Spalluto e Ilenia Zoli che la casacca bianca con il logo dal tipico colore magenta l’hanno indossata svariate volte.
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