Da Sgarbi a Marchionne, simpatia e antipatia: Sono determinanti nei rapporti umani?
I rapporti umani sono materia di studio della scienza sociologica e sono regolati dai comportamenti e da tanti altri atteggiamenti che agevolano la catalisi dei rapporti sociali e dell’amicizia. La spontaneità, che non è artificiosa, se correlata dalla simpatia, è determinante ai fini della instaurazione dei rapporti con il prossimo. Ma se non ci sono questi presupposti non è giusto elaborare giudizi negativi e non gratificanti per certi personaggi che non suscitano simpatia. Onestà intellettuale, obiettività e mancanza di pregiudizi, sono le regole alle quali bisogna attenersi per giudicare certi soggetti che per la loro attività e per la prestigiosa personalità sono: pubblici.
Un esempio che si attaglia a queste considerazioni lo si può fare con due personaggi molto noti che, dalla massa (non dal sottoscritto) non riscuotono simpatia. Essi sono: Vittorio Sgarbi e Sergio Marchionne. Sgarbi è tacciato di supponenza, di arroganza, di eccessi istintuali e, in particolare, di violenza verbale nei dibattiti, di qualsiasi genere che egli, con l’alto tasso culturale e con le capacità dialettiche è in grado di sostenere. Però, quando rientra nei limiti della sua specifica competenza, che è: la critica dell’arte; allora viene fuori il vero Sgarbi che riesce a riscuotere consensi e ammirazione anche dai più riottosi e dagli irriducibili detrattori.
L’accostamento Sgarbi Marchionne non è temerario perchè: anche se si tratta di due persone con tipologie caratteriali e comportamentali diverse, entrambi con le loro specifiche attività danno un notevole contributo al prestigio del paese.
Detto questo, escludendo ogni dubbio, per dare spazio ad una ragionevole certezza; Marchionne e Sgarbi non riescono a riscuotere simpatia e stima da una buona parte di italiani. Questo atteggiamento mentale negativo non è: nè condivisibile nè giustificabile perchè si tratta di personaggi pubblici non comuni con capacità di altissimo profilo culturale per Sgarbi, e di stra-
ordinario livello manageriale per Marchionne che, nell’universo imprenditoriale di alto rango occupa uno dei più prestigiosi posti. Marchionne è un “self-made man” con una capacità intuitiva a largo spettro per individuare e risolvere problematiche industriali. Per queste sue non comuni capacità ha avuto riconoscimenti e consensi dal Presidente Obama che non ha esitato a tessere, pubblicamente, lodi e apprezzamenti per il salvataggio da sicuro fallimento del colosso automobilistico Chrysler.
Di più tiepido e meno entusiasmante tenore sono stati i riconoscimenti italiani per aver messo in sicurezza il gruppo Fiat. La impopolarità di Marchionne è strettamente legata, oltre che alla conflittualità permanente con i Sindacati, anche alle continue minacce di delocalizzazione all’estero degli impianti Fiat e Alfa Romeo. Egli conosce le giuste condizioni per fare “impresa con profitti” e non cede nè ai ricatti diretti o trasversali, nè alla sua posizione di imprenditore consapevole del suo ruolo. Nel suo ultimo incontro con gli analisti finanziari sui dati del secondo trimestre, e con il leader della Fiom, Landini, non ha esitato a dichiarare: le condizioni per investire in Italia restano impossibili. Ma rimango “open minded”, senza pregiudizi. E’ una dichiarazione forte, ma che lascia spazi a possibili soluzioni con assunzioni, per tutti, delle proprie responsabilità.
Questo è Marchionne ! Gli si può dare torto ? No !