Quando il feto maschio è ancora nel grembo materno, l’ecografia evidenzia il riflesso di erezione perfino diversi mesi prima del parto e l’erezione può essere presente anche pochi minuti dopo la nascita; analogamente, nelle neonate, possono manifestarsi sia l’erezione clitoridea che la lubrificazione vaginale anche un solo giorno dopo la nascita.
Attraverso tali basi innate e nel corso dei contatti bambino-genitore, dipenderà la futura identità sessuale del piccolo e la sua capacità di instaurare relazioni e rapporti intimi. Durante l’allattamento, la pulizia, le cure fisiche ed il gioco, non è raro infatti che i piccoli abbiano un’erezione del pene e le bambine quella del clitoride e la lubrificazione della vagina; tali risposte di eccitamento sessuale in presenza di stimolazioni fisiche, già nei bambini molto piccoli, sono del tutto naturali e l’educazione sessuale da parte dei genitori comincia proprio dalla loro capacità di non mostrare disagio e preoccupazione per tali comportamenti, ma al contrario un atteggiamento di calma e serenità che possa facilitare nel figlio l’accettazione della propria sessualità.
Intorno ai 6 mesi di età, per poi divenire più frequente intorno ai 15 mesi, i bambini iniziano l’attività di auto masturbazione; le bambine invece la sviluppano intorno ai 10 mesi e, rispetto ai maschi, preferiscono fonti di stimolazione meno dirette, come dondolarsi o stringere le cosce. Entrambi i sessi possono ricorrere ad oggetti inanimati, come una bambola od un cuscino sui quali mettersi in una posizione di monta. Tale forma di auto stimolazione precoce costituisce un’importante fonte di conoscenza su di sé e sulla propria sessualità e prosegue nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza; l’adulto può eventualmente intervenire, con estrema calma e sensibilità, per indicare al figlio i luoghi ed i momenti più adatti in cui, per esigenze di tipo sociale, è preferibile che il bambino metta in atto tali comportamenti sessuali.
L’attività di piacere genitale, da pratica solitaria, diviene poi a carattere più sociale, per esempio attraverso il gioco del dottore e l’esibizione reciproca. Il sesso ludico può avvenire sia tra bambini delle stesso sesso che di sesso opposto; è importante, anche in questa fase, che i genitori non reprimano tali comportamenti ma li considerino esperienze naturali, necessarie per lo sviluppo dell’ identità dei loro figli.
Il gioco eterosessuale ed omosessuale rappresenta un normale processo di crescita ed il secondo non conduce necessariamente all’omosessualità in età adulta. Anche la sessualità ludica tra fratelli e sorelle – data la convivenza e quindi la facilità di approccio – è molto frequente e rappresenta anch’essa un gioco sessuale al pari di tutti gli altri. Le ricerche sembrano evidenziare che tale attività possa facilitare effetti negativi futuri solo nei casi in cui sia presente sfruttamento, imposizione e violenza da parte di un fratello nei confronti dell’altro; in assenza di aggressività è invece raro che il gioco sessuale tra fratelli possa influire negativamente sul funzionamento sessuale in età adulta.
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