Cronaca

Sequestro beni per un boss che era stato inquisito dal giudice Livatino

Il nome di Antonio Maira è in qualche modo legato a quello del giudice Livatino, assassinato dalla “stidda” 31 anni fa e proclamato Beato domenica scorsa.

Maira infatti negli anni ’80 subì diverse condanne, tra cui quella più pesante inflittagli in un processo dove la pubblica accusa era sostenuta proprio dall’allora giovane Pm Rosario Livatino.

Oggi sono stati invece sequestrati beni beni per un valore di 400mila euro ad opera del personale della sezione misure di Prevenzione patrimoniali della Questura di Agrigento, ai fratelli Antonio e Giuseppe Maira, rispettivamente di 71 e 65 anni, di Canicattì.

Negli anni si è appreso, grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia che il giudice sarebbe stato assassinato proprio perché aveva inflitto forti condanne ad affiliati della “Stidda”, tra cui appunto Antonio Maira che era stato condannato dal Tribunale di Agrigento nel 1986 a 22 anni e mezzo di reclusione, pena poi ridotta in appello a 17 e sei mesi. 

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