Scuola, insegnanti attaccano il Governo: ”politica scolastica mossa da mera contabilita”’

In questi giorni si e’ aperto un vivace dibattito sull’orario di lavoro dei docenti della scuola superiore. Non e’ una mera questione sindacale, come semplicisticamente, si potrebbe ritenere.

di redazione

Palermo – In questi giorni si è aperto un vivace dibattito sull’orario di lavoro dei docenti della scuola superiore. Non è una mera questione sindacale, come semplicisticamente, si potrebbe ritenere. C’è in gioco la qualità della professione docente – sostiene la professoressa Stefania Macaluso del Liceo Galileo Galilei di Palermo – , questione che interessa la società intera perché, se si colpisce la categoria dei lavoratori preposti a formare ed educare, le ripercussioni nefaste ricadono sull’intero sistema sociale. Facciamo nostro lo slogan lanciato in occasione della Giornata mondiale dell’insegnante, celebrata il 5 ottobre per volontà dell’UNESCO, e aderiamo al messaggio “Sostieni gli insegnanti”, diffuso per l’occasione da Guy Ryder, presidente dell’ILO (International Labour organization).

In questo spirito di sostegno al valore della professionalità degli insegnanti, diffondiamo la “Lettera aperta” con la quale i docenti del liceo scientifico G. Galilei” di Palermo hanno inteso lanciare un appello in difesa della professionalità dei docenti che va riconosciuta e rivalutata come bene sociale, piuttosto che esposta a squalifica presso l’opinione pubblica, disorientata dalle misure miopi che il governo continuamente impone a carico della scuola.

LETTERA APERTA DEI DOCENTI DEL LICEO SCIENTIFICO G.GALILEI- PALERMO

Egregio Sig. Presidente del Consiglio Monti
Egregio Sig. Ministro Profumo

Siamo i docenti di uno dei licei più grandi della città di Palermo. In termini aziendalistici, abbiamo una produttività di alto livello qualitativo: immettiamo sul “mercato sociale” potenziali professionalità destinate ad alte prestazioni. Dalla nostra fabbrica-scuola escono anche “modelli-base” di cittadini ai quali assicuriamo un corredo di strumentazioni adeguate a svolgere ruoli attivi di partecipazione democratica a tutti i livelli della vita sociale. Ci vantiamo inoltre di avere formato generazioni di giovani al senso della legalità e alla lotta contro ogni mafia. Da quest’anno abbiamo una nuova dirigente che dal momento del suo insediamento ci ha incentivati e motivati perché fossero esplicitati il senso e gli obiettivi della nostra mission, focalizzata sulla formazione dei giovani.

La macchina scolastica a ciò finalizzata trova il suo fulcro nel lavoro docente: un’opera che va ben oltre le ore di lezione, richiedendo competenze spesso estranee alla nostra formazione la quale, tuttavia, risponde ad una “flessibilità” probabilmente insospettata.Nessun misuratore di prestazione lavorativa riesce a quantificare il nostro impegno perché attiene, come direbbe Simone Weil, a quell’opera “lenta” del lavoro umanizzato e umanizzante non destinato ad un apparato consumistico, ma a realizzare realtà durature e di valore. Per tale motivo, qualunque “piano- fabbrica” non potrà raggiungere alcun successo se riferito alle sole quantità, relativamente alla scuola, ma anche ad ogni altro lavoro, come è ormai ampiamente comprovato dai fallimentari “salvataggi” delle varie industrie, ispirati a modelli di efficientismo privo di ogni umanesimo. Da Professori dunque anche noi avremmo da suggerire delle soluzioni “tecniche”: umanizziamo le fabbriche anziché meccanizzare i luoghi di formazione umana.

Ci aspettiamo, da parte di chi governa, una politica scolastica mossa da intenti alti, non da mera contabilità che finirebbe per mortificare ulteriormente il riconoscimento sociale degli insegnanti e per svilire la loro funzione. E’ superata da tempo la formula del taylorismo. E’ ora di tornare a ragionare su valori e ideali: la funzione docente attende una riqualificazione a partire dal riconoscimento del suo valore sociale. Il governo intervenga a sostegno del difficile mestiere degli insegnanti, arte intellettuale che richiede energie psichiche e spirituali, da coltivare malgrado la pesantezza strutturale ed economica della situazione scolastica nella quale operiamo.