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Scozia vs Italia

di Filippo La Torre

Palermo, 11 Feb. – Il discernimento, ecco la differenza. Anche se fai memoria continua già dal giorno prima e sicuramente almeno una tua cellula cerebrale è satura del pensiero: sabato, alle 15:30, è andata in scena Scozia- Italia.

Sky non c’è l’ho più e ancora non riesco a capire se la mia è stata una scelta etica o economica. Forse tutte e due e mi fa comodo scegliere a volte l’una, a volte l’altra. Non partecipo ormai da molto a organizzazioni che mischiano lo spettacolo sportivo ad abbuffate di patatine, calia e simienza, arachidi sgusciate e salate e naturalmente a innaffiare le gole arse non manca la birra a volte di infima qualità ma, si sa, quello che conta e la socializzazione.

Ho visto la partita in streaming, è stato più intimo. Bella la socializzazione e non costa molto, almeno non quanto quella forzosa del Parlamento Europeo. Trecentocinquemila euro l’anno sono una bella somma e non ho abbastanza immaginazione per rovistare tra le pieghe degli eventi che si organizzano per permettere una maggiore comunione di spirito e di corpo tra i membri di tutti i paesi che gravitano e orbitano tra Bruxelles e Strasburgo, con qualche capatina in Lussemburgo.

La voce di bilancio specifica recita: “Per incoraggiare le relazioni sociali tra tutti i membri del Parlamento Europeo”. Esorto chi mi leggerà ad aiutare la mia scarsa fantasia e a suggerirmi, oltre a clown dal naso a ciliegia, psicologi e puttane, gigolò e Lele Mora, illusionisti e Wanda Osiris, quali altri “uomini e tope” potrebbero scendere in campo per impedire il rinchiudersi in fragili gusci o in robusti carapaci di personalità che dovrebbero essere, per i compiti a loro affidati, aduse e rotte a tutte le esperienze relazionali, particolarmente a quelle ipocrite, altrimenti dette diplomatiche.

L’Italia del rugby, già sottoposta a forti terapie motivazionali (sic!) è scesa in campo speranzosa, noi ancora di più, dimenticando che i guerrieri scozzesi odierni sono frutto di una partenogenesi moderna avente un solo capostipite: un certo William Wallace!

E noi cosa anteponiamo? Un giovane aristocratico romano monco di una mano e per questo detto Scevola e un bersagliere sciancato, privo di una gamba, avente come unica arma una stampella. Capisco benissimo che gli eroi non s’irridono e non è questa la mia intenzione, ma l’immaginario è collettivo e gli stessi scozzesi vanno al terzo tempo vestiti da femminucce con le ginocchia granitiche e le gambe pelose perché hanno alto il senso del discernimento.

Questa volta andranno con la testa alta mentre noi, con il papillon, avremo il capo chino.

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