Scommesse e mafia, operazione Game over: “Si prese tutta Palermo…”

Scommesse mafia e… affari da un milione di euro al mese. Tra i particolari ricostruiti dalla polizia che stamattina a Palermo e provincia ha arrestato 31 persone accusate a vario titolo di  associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato, stupefacenti e altro, emergono le figure di Benedetto Bacchi e Gerardo Orvieto Guagliardo, indicati dagli inquirenti come “operatori del comparto dalle spiccate capacità imprenditoriali che sfruttando la contiguità con autorevoli esponenti mafiosi si sono contesi il mercato del gioco abusivo, ciascuno con il proprio circuito, con equilibri mutevoli in ragione dei rapporti di forza esistenti tra le diverse famiglie mafiose di riferimento”.

Scommesse mafia, la spartizione dei circuiti di gioco

Per il periodo compreso tra febbraio e giugno del 2013, sempre in base alla ricostruzione degli inquirenti, “Orvieto e il socio Lo Bianco, forti dell’appoggio di una fazione della famiglia mafiosa di Partinico (Salvatore Coppola) vicina al reggente del mandamento di Resuttana (Giuseppe Fricano), erano riusciti ad imporre il proprio circuito (Leaderbet) sul territorio ricadente nella giurisdizione del mandamento a discapito di Bacchi e del socio Lo Baido (titolari del marchio B2875) che, invece, avevano monopolizzato l’area di San Lorenzo beneficiando dei buoni rapporti con la famiglia Biondino”.

Successivamente, specificano ancora gli investigatori, l’ascesa di Francesco Nania, scarcerato nell’ottobre 2013, e Antonino Pizzo (arrestato oggi), considerati dagli inquirenti i “vertici della famiglia di Partinico” e molto vicini a Giuseppe Fricano di Resuttana, “spostarono gli equilibri in favore di Bacchi”.

In base all’ordinanza Game over, ripercorrendo le dichiarazioni di Vito Galatolo, la polizia concentra l’attenzione su un passaggio in cui Bacchi “si prese tutta Palermo…., metteva tutto quello che voleva a Resuttana, alla Noce, a Pagliarelli, a Palermo Centro….”.

Scommesse mafia, come era gestito il business

Il modello aziendale messo in piedi da Bacchi è così descritto dagli inquirenti: “Un modello tanto efficiente quanto illegale, forte di più di settecento agenzie di scommesse in tutto il territorio nazionale e con tentativi di proiezioni internazionali finanche in Costa d’Avorio. L’imprenditore partinicese aveva strutturato una rete commerciale basata su differenti livelli di responsabilità e, conseguentemente, proporzionali percentuali di distribuzione degli utili. La base era rappresentata dai singoli centri scommesse che erano coordinati dai vari agenti di zona (personal jokers) che, a loro volta, rispondevano del loro operato ai masters territoriali i quali, in ultimo, si relazionavano con i proprietari del sito. L’organizzazione, inoltre, beneficiava dell’importante contributo di consulenti tecnici, commercialisti, esperti di legislazione comunitaria”.

Il meccanismo sopra descritto, come ha accertato la polizia, operava in violazione della normativa di settore che prevede l’obbligo, per l’esercizio dell’attività di raccolta delle scommesse on line, di munirsi di concessione da parte dell’Agenzia dei Monopoli e delle Dogane e della licenza rilasciata del Questore ex art. 88 del T.U.L.P.S..

“La capillarità delle distribuzione delle agenzie e il livello di efficienza raggiunto in pochi mesi hanno consentito a Bacchi – conclude la polizia – di realizzare profitti netti quantificati in oltre ad un milione di euro mensili”.

Su richiesta della Procura, il Gip ha ordinato il sequestro per equivalente dei beni (immobili, società, beni mobili ed altro) di Bacchi e del suo nucleo familiare fino alla concorrenza di più di 4 milioni di euro per i reati di riciclaggio e auto riciclaggio.