Sciopero infermieri. Gli infermieri si mobilitano sia a livello nazionale che locale a causa di un prospettato rinnovo contrattuale penalizzante per la categoria. Una decisione del Governo che mortifica e sacrifica una intera categoria professionale.
Sono passati ben 8 anni dall’ultima volta che il CCNL è stato rinnovato e adesso gli infermieri chiedono che questo venga ma che sia ragionevolmente adeguato. «Da troppi anni gli infermieri subiscono il blocco contrattuale e non siamo più disponibili a svendere la professione per pochi spiccioli» dichiara Salvatore Vaccaro, segretario provinciale del Nursind e componente della direzione nazionale.
La legge di bilancio 2018 non solo non ha provveduto a finanziare lo scatto di anzianità ma, a fronte degli 85 euro lordi proposti, chiede agli infermieri sacrifici enormi. All’intera categoria è stato chiesto di sospendere i turni di riposo e lavorare in maniera continuativa. Un’azione che potrebbe influenzare il rendimento professionale a fronte della grande responsabilità che queste figure hanno nei confronti dei pazienti.
«Questa richiesta fa rischiare tanto l’infermiere, che è a rischio penale, quanto il paziente perchè gli potrebbero non essere riservate le attenzioni che merita» spiega Salvatore Vaccaro.
Oltre a questo, spiegano i rappresentanti del Nursind, pesa sempre di più il taglio delle dotazioni organiche e l’invecchiamento preoccupante della categoria che pone un serio problema alla sostenibilità del sistema.
La protesta varrà per tutti i turni di servizio previsti per la data e quindi dalle ore 00.00 alle ore 24.00. Lo sciopero riguarderà anche le professioni sanitarie.
La bozza del contratto collettivo di lavoro previsto per gli infermieri peggiora le condizioni lavorative della categoria. Domani si terrà lo sciopero nazionale di categoria proclamato dal Nursind e dalla Sicilia, soprattutto da Catania, si registra una adesione massiccia. A riferirlo è Salvatore Vaccaro, segretario provinciale del sindacato delle professioni infermieristiche «gli infermieri non ci stanno – afferma – a fronte di un aumento contrattuale irrisorio, dopo ben 9 anni di blocco, si sta chiedendo ai lavoratori di rinunciare ai diritti conquistati in decenni di azione sindacale». La nuova proposta di contratto risulta peggiorativa per la categoria perché prevede deroghe sugli orari di lavoro, abusi sugli straordinari e meno fondi per il personale.
In fatto di deroghe sugli orari ai professionisti potrà essere chiesto di lavorare anche 24 ore di fila. Mentre la deroga alle 48 ore settimanali verrà poi diluita sui 12 mesi determinando di fatto un abuso dello straordinario e un ricorso maggiore ai fondi del personale. Ne risente anche la remunerazione economica che dopo nove anni dovrebbe attestarsi tra i 70 e i 75 per il personale infermieristico.
«L’adesione Massiccia allo sciopero Nazionale degli infermieri di Catania è la cartina al tornasole di un disagio di categoria che ormai da anni colpisce in maniera indecorosa anche la vita privata di chi garantisce un servizio essenziale come la sanità pubblica» conclude Vaccaro e intanto domani.
Intanto domani si teme il peggio perché sempre il sindacato fa sapere che in diversi territori si è resa necessaria la richiesta di intervento delle prefetture perché le aziende non hanno previsto il contingentamento del personale, così si rischia la chiusura anche dei servizi di emergenza che dovrebbero garantire i livelli minimi di assistenza.
“Il Parlamento si è dimenticato di inserire in legge di bilancio 800 milioni di euro. Il fondo Nazionale sulla Sanità non è stato implementato e ciò preannuncia già delle ripercussioni sui livelli essenziali dell’assistenza – spiega ancora Vaccaro – La Regione Sicilia, già pesantemente in crisi, dovrà allora reperire i fondi per finanziare una parte del contratto nazionale collettivo”.
“Ci chiedono sempre qualcosa di più in situazioni organizzative problematiche. I carichi di lavoro sono sempre più pesanti – afferma – Nella nostra isola le condizioni sono peggiori perché è partita la macchina delle assunzioni ma manca una vera e propria rete ospedaliera, non c’è una rimodulazione del personale. Il nuovo San Marco, ad esempio, non è stato neanche inserito nella rete ospedaliera. Siamo allo sbando”.
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