Cronaca

Sciopero della fame delle maestre 2 e 3 maggio: si allarga la protesta

Sciopero della fame delle maestre.  E’ stato indetto uno sciopero della fame con un presidio permanente al Miur dal 28 aprile dal Coordinamento diplomati magistrale abilitati, a distanza di quattro mesi dalla sentenza dell’adunanza plenaria e a un mese delle elezioni.

Gli insegnanti chiedono una risposta della politica urgente prima della fine dell’anno scolastico per i 44 mila insegnanti dell’infanzia e della primaria supplenti e alle 6 mila che hanno superato l’anno di prova.

Si chiede la riapertura delle GaE per la terza volta per tutto il personale abilitato, perché l’attuale gestione del transitorio ha dimostrato di non risolvere il problema del precariato.

“Basta ricorsi – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – dopo il deposito dell’ennesimo ricorso in Cassazione e alla Cedu e la nuova denuncia dello Stato italiano al Consiglio d’Europa e alla Commissione di petizioni del Parlamento Ue”.

“C’è un solo modo per mettere fine a questa situazione spiacevole – conclude il sindacalista autonomo – ed è la soluzione politica, sulla scia della richiesta di decreto urgente proposto da tempo dall’Anief per rivendicarne l’adizione e chiedere a gran voce la riapertura straordinaria delle GaE dopo essere riuscita nella XVI legislatura a riaprirle due volte al personale docente abilitato”.

Sciopero della fame delle maestre:confermato per il 2 e 3 maggio

Lo sciopero del 2 e 3 maggio è intanto confermato, il sindacato Anief non si arrende al licenziamento di migliaia di maestre e maestri, di cui una parte già assunti a tempo indeterminato, per via della posizione espressa in queste ultime ore dall’Avvocatura di Stato, che dà seguito alla sentenza n. 11 dell’Adunanza Plenaria del 20 dicembre scorso.

L’organizzazione sindacale ha deciso di mettere a disposizione un budget per il rimborso parziale delle spese viaggio per chi aderirà alla protesta di piazza prevista a Roma, indetta dai rappresentanti del coordinamento dei docenti diplomati magistrale abilitati.

Per lo sciopero di inizio maggio, Anief invita i 140 mila supplenti docenti, a cominciare dalle 50 mila maestre inserite con riserva nelle Gae, ad astenersi dal lavoro prima di essere licenziati al 30 giugno o dopo il superamento dell’anno di prova, al fine di chiedere la riapertura straordinaria delle GaE per tutto il personale abilitato e un nuovo piano straordinario di 100 mila assunzioni in ruolo per tutto il personale precario.

La protesta è estesa al personale Ata

Nel frattempo, proprio per opporsi alla decisione dell’Avvocatura dello Stato, l’Anief ha predisposto uno specifico ricorso, rivolto al giudice del lavoro, finalizzato proprio ad opporsi al licenziamento dei diplomati magistrale che hanno superato l’anno di prova.

Dopo il sostegno dell’Anief alle ragioni della protesta estrema lanciata dal Coordinamento nazionale dei diplomati magistrale abilitati, ora scendono in campo gli insegnanti abilitati con il Tfa, Pas delusi dalla fase transitoria: chiedono a gran voce la riapertura delle GaE a tutto il personale abilitato, al fine di trovare una soluzione “alla paradossale situazione dei docenti precari nelle scuole secondarie”.

I raggruppamenti, che contengono al loro interno migliaia di docenti, ricordano di avere “tutto il diritto di entrare in un canale che consenta il loro immediato inserimento in ruolo”. E “per tale motivo -continuano – insieme ai colleghi della scuola primaria chiediamo a gran voce di essere inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e condanniamo il ridicolo concorso a cattedra ideato con i decreti delegati della ‘Buona Scuola’”.

Messi alla porta senza motivo né alcuna colpa

Marcello Pacifico (Anief-Cisal) ha voluto sottolineare:” Il momento è topico: in queste settimane si gioca il futuro professionale e personale di tantissimi insegnanti, quasi tutti impegnati da lungo tempo nelle nostre scuole ed ora messi alla porta senza motivo né alcuna colpa”.

” E’ necessario che si riaprano le GaE per la terza volta. Bisogna applicare, con celerità, un intervento che anticipi l’esito della Cassazione, dando ragione così alle associazioni e ai sindacati che lo chiedono in modo compatto. Ancora di più perché a chiedere una soluzione che superi la posizione controversa del Consiglio di Stato è anche lo stesso Ministero dell’Istruzione. Per questi motivi, la strada da seguire rimane una sola: basta indugi, salviamo i precari abilitati dal licenziamento di massa più grande della storia della Repubblica italiana”.

Redazione

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