Sbarchi clandestini, arriva nave San Marco
“Con l’arrivo di questa nave anfibia, la San Marco, si fa un salto di qualita’, si varia significativamente il tipo di nave impiegata. In questo momento ci sono la nave Espero, il Vega, il Libra, il Driade, cioe’ un gruppo di navi molto variegato, in funzione di cio’ che la Marina possiede ed e’ in grado di schierare. Abbiamo aumentato la taglia delle navi perche’ il fenomeno dell’immigrazione ha assunto ormai dimensioni bibliche, con imbarcazioni che hanno a bordo trecento, quattrocento persone, e le nostre navi tradizionalmente impiegate per questo compito sono troppo piccole”. Cosi’ il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, in relazione alla missione ‘Mare Nostrum’.
Attualmente la San Marco e’ ormeggiata a Brindisi, pronta a partire in direzione del canale di Sicilia. L’Ammiraglio De Giorgi ha poi aggiunto che “l’area interessata dalle operazioni abbraccia non solo la zona verso la Libia ma anche le direttrici di avvicinamento dall’Egitto e dalla Siria. E’ importante riconoscere le imbarcazioni prima che si crei una situazione di soccorso, altrimenti – ha spiegato – i morti ci sono: in acqua il tempo di sopravvivenza di persone non pratiche e non equipaggiate si conta nell’ordine della mezz’ora. Se si riesce a localizzare per tempo il barcone e posizionare i mezzi, nel momento in cui l’imbarcazione dovesse capovolgersi, oppure sfasciarsi, come spesso accade, allora il soccorso e’ efficace”.
Dal punto di vista logistico, “abbbiamo diviso lo spazio acqueo in alcune aree – ha proseguito il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare – ognuna delle quali e’ proporzionata alle caratteristiche operative della nave. Abbiamo poi imbarcati gli elicotteri, due pattugliatori ad ala rotante che sono molto efficaci perche’ hanno un grosso radar sotto la pancia, studiato per scoprire i periscopi dei sommergibili e quindi idonei per individuare piccole imbarcazioni”. “Nel momento in cui scopriamo un’imbarcazione – ha spiegato De Giorgi – ne diamo comunicazione alla Guardia di Finanza e alla Capitaneria di Porto. Poi noi la ‘ombreggiamo’, cioe’ stiamo a una distanza tale da poter intervenire rapidamente, senza pero’ costituire un pericolo per l’imbarcazione stessa, per non creare il panico o un eccessivo entusiasmo che puo’ portare le persone a bordo, spesso stipate come sardine, ad ammassarsi su un lato dell’imbarcazione facendola capovolgere. Nel caso di persone in acqua, invece – ha concluso – lanciamo zattere autogonfiabili come abbiamo fatto nella notte della tragedia di Lampedusa”.
“Una missione internazionale non e’ esclusa” ma “le risorse per questo tipo di attivita’ non sono tante anche in Europa. Tuttavia stiamo lavorando su questo: c’e’ ‘Frontex’ che e’ un organizzazione internazionale e noi, come Marina Militare, abbiamo messo in campo un gruppo di navi, nel momento in cui la dimensione degli eventi era in crescita esponenziale e bisognava mettere in mare navi importanti che riuscissero a fronteggiare la situazione”. Cosi’ il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, l’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, in relazione alla missione ‘Mare Nostrum’, a margine del convegno ‘Pil: economia del mare e industria, strategie e sistemi’, organizzato dalla Uil a Genova.
Circa il luogo di destinazione degli immigrati che venissero tratti in salvo dai mezzi della Marina nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, “le decisioni sono governative ma – ha aggiunto De Giorgi – cercheremo di evitare di sovraccaricare l’isola di Lampedusa con tutte le persone che salviamo, cercando, invece, di distribuirle in maniera capillare su tutto il territorio nazionale”. Quanto ai pescatori o agli abitanti di Lampedusa che potrebbero intervenire per cercare di trarre in salvo gli immigrati in difficolta’, De Giorgi ha affermato che “questo non e’ un problema per noi: in mare – ha concluso – chiunque aiuti e’ benvenuto”.