Sanita’: Cancellati 28 punti nascita, soppresso quello di Corleone ed Alcamo
E’ ufficiale, a Corleone non si potrà più dare alla luce un bebè. Nella Gazzetta Ufficiale di venerdì è stato pubblicato il decreto che impone la chiusura dei punti nascita in molti ospedali siciliani. La Regione ha deciso di cancellarne entro ottobre ben 28, ma i direttori generali delle aziende av…
E’ ufficiale, a Corleone non si potrà più dare alla luce un bebè. Nella Gazzetta Ufficiale di venerdì è stato pubblicato il decreto che impone la chiusura dei punti nascita in molti ospedali siciliani. La Regione ha deciso di cancellarne entro ottobre ben 28, ma i direttori generali delle aziende avranno tempo fino al 30 giugno per proporre eventuali deroghe alla chiusura dei reparti con meno di 500 nascite all’anno destinati alla chiusura che gravitano in zone montane o disagiate. Resta attivo il punto nascita dell’ospedale civico di Partinico, dove partoriscono anche le donne di Alcamo, per effetto dell’accordo firmato nel febbraio 2011 tra l’Asp di Palermo e quella di Trapani, che prevedeva -almeno sulla carta- la stretta collaborazione tra gli ospedali di Alcamo e Partinico e l’accorpamento del reparto di ostetricia e ginecologia, infatti i medici del nosocomio San Vito e Santo Spirito prestano adesso servizio all’Ospedale Civico, dove all’anno si superano i 500 parti, mentre a Corleone appena 200, quindi cancellato! Il decreto era stato stoppato a settembre a causa delle proteste dei sindaci di alcuni comuni -Nino Iannazzo in testa- a questo si è aggiunto il braccio di ferro tra la commissione sanità all’Ars e assessorato alla Salute. Il decreto, cancella di fatto, dunque, anche le cinque eccezioni inizialmente previste tra questi, Corleone appunto, Bronte, Mussomeli, Nicosia, Santo Stefano di Quisquina e introduce ‘multe’ per le strutture che sforano il limite del 20 per cento di parti cesarei. Più in generale, il provvedimento riorganizza la rete del parto in 15 punti nascita di secondo livello (strutture con una media di 1500 parti all’anno dotate di terapia intensiva neonatale, rianimazione e pediatria), e 27 reparti di primo livello (con uno standard compreso tra i 500 e 1000 parti all’anno e ospitati in strutture più piccole), con meno servizi per mamme e bambini ma dotate del trasporto materno e neonatale per trasferire il paziente in un ospedale di secondo livello. Il piano taglia 28 reparti di Ginecologia e Ostetricia . Ma siamo solo all’inizio; infatti l’obiettivo della Regione è quello di adeguarsi entro tre anni adeguarsi alle direttive ministeriali, che prevedono di mantenere attive solo le strutture dove nascono più di mille bambini.
Il parlamentare regionale del PDL Salvino Caputo, chiede la revoca del decreto e promette battaglia a difesa dei punti nascita dei vari ospedali ed intanto nell’Isola si annunciano cortei di protesta per dire no al provvedimento adottato dall’assessore alla salute Massimo Russo. (Teleoccidente)