San Giuseppe Jato. Elezioni: niente riconteggio dei voti, Licari resta sindaco

Il Tribunale Amministrativo Regionale respinge il ricorso sulle elezioni comunali di San Giuseppe Jato che si sono svolte lo scorso mese di maggio, vinte per soli 38 voti in più da Davide Licari.
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di redazione

Il Tribunale Amministrativo Regionale respinge il ricorso sulle elezioni comunali di San Giuseppe Jato che si sono svolte lo scorso mese di maggio, vinte per soli 38 voti in più da Davide Licari.
Il primo cittadino e la sua maggioranza dunque restano in carica.
A presentare l’istanza era stato il candidato sconfitto, Alessandro Costanza e i consiglieri di opposizione, contestando le operazioni di scrutinio. Nel ricorso, affidato agli avvocati Liborio Maurizio Costanza e Giovanni Crosta, gli esponenti della lista civica ‘Insieme per cambiare’ scrissero che i dati delle schede scrutinate non corrispondevano con il numero dei votanti. L’obiettivo era quello di ricontare le schede e annullare il verbale di proclamazione degli eletti. L’opposizione sperava di invertire i ruoli. ‘Aspettiamo di leggere le motivazione ‘ commenta Costanza ‘ Volevano solo che venisse fatta chiarezza sulle anomalie che riteniamo evidenti’.
La sentenza del tar, oltre a rigettare il ricorso, ha però condannato i ricorrenti al pagamento di 3 mila euro per le spese processuali in favore del comune, assistito dall’avvocato Giovanni Immordino.
Incassata la sconfitta, Costanza polemizza: ‘pagheremo di tasca nostra le spese processuali, così come pagheremo i nostri legali. Peccato invece che Licari e la sua maggioranza non si siano personalmente costituiti in giudizio ma abbiamo preferito difendersi a spese del comune. Potevano infatti mandare un funzionario ed invece hanno preferito dare un incarico di 9 mila euro che verrà pagato dai cittadini’.
Replica il sindaco: ‘abbiamo atteso l’esito serenamente convinti che le presunte irregolarità denunciate fossero insussistenti, così come strumentale è questa assurda polemica sull’incarico affidato al legale, costato tra l’altro meno di quanto sostiene Costanza. Immordino non rappresentava noi, ma il comune.’