“Salviamo il Castello Utveggio”, un’associazione per restituirlo alla città

Nasce un’associazione per restituire il Castello Utveggio a Palermo e soprattutto ai giovani. Un luogo simbolo della città da proteggere e rivalutare. L’associazione “Salviamo Castello Utveggio”, è nata lo scorso 4 ottobre ed è già sottoscritta da oltre cento personalità della politica, della giurisprudenza e della cultura siciliana: tra i firmatati, la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, la figlia di Leonardo Sciascia, il giudice Giuseppe Ayala, il rettore dell’Università “Kore” di Enna, Giovanni Puglisi, e vari presidenti appartenenti al mondo della cultura e delle associazioni che si battono per la promozione del patrimonio culturale isolano.

Un centro di eccellenza polifunzionale

L’associazione, di concerto con la rRegione, vuole proporre progetti di riqualificazione del Castello, che vorrebbe diventare un centro d’eccellenza polifunzionale, come afferma il presidente dell’associazione Adelfio Elio Cardinale: «Siamo i portavoce di un dovere civile – afferma– . Vogliamo evitare il degrado in cui oggi versa la struttura, totalmente abbandonata a se stessa. Tra le prime iniziative, quella di ristrutturare le sale dell’edificio e renderle funzionali per nuove attività di ricerca, sia in campo tecnologico che umanistico». L’associazione diverrebbe, così, un intermediario tra la Regione e le istituzioni pubbliche e private che si faranno promotrici di finanziamenti per i progetti presentati.

Chiuso dopo l’esperienza del Cerisdi

Il castello è stato chiuso dopo essere stato per anni sede del Cerisdi, un centro di alta formazione. Cosruito nel 1928, venne ultimato nel 1933 ed inaugurato l’anno successivo. Il progetto era dell’architetto Giovan Battista Santangelo, professore della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, che lo eseguì per volere del cavaliere Michele Utveggio.

L’edificio venne prima adibito ad albergo di lusso, al quale venne dato il nome di Grand Hotel Utveggio. Purtroppo l’idea imprenditoriale non ebbe fortuna. Dopo poche stagioni in affari, già all’inizio della seconda guerra mondiale l’attività era in forte declino. L’impianto restò per molti anni abbandonato e vandalizzato. Nel 1984 venne acquistato e restaurato dalla Regione Siciliana.