Non si vuole drammatizzare né essere premonitori di sfortune, ma il braccio di ferro tra Mosca e Kiev, potrà creare serie conseguenze a gran parte dell’Europa. La decisione di Mosca di aumentare il prezzo del gas, ha avuto una immediata risposta da Kiev con l’aumento del 10 % della tariffa di transito. E’ noto che il gasdotto che approvvigiona gran parte dell’Europa, attraversa il territorio Ucraino. L’aumento di questa indispensabile fonte di energia, se si verificherà. Anche in misura contenuta, potrebbe avere un impatto negativo con l’Europa, in particolare con l’Italia che, per l’approvvigionamento, dipende della Russia e, in minor misura, dall’Algeria.
Fatto salvo il diritto dei fornitori (in particolare di quelli che operano in regime di monopolio) di imporre condizioni capestro, senza un minimo di duttilità, e il prezzo più remunerativo; viene spontaneo chiedersi: se aumenterà il prezzo del gas, quali saranno gli effetti negativi che il paese, suo malgrado, dovrà subire ? Presto detto: aumento dei costi delle imprese con dilatazione dei tempi necessari per la ripresa e lo sviluppo; per le famiglie, già duramente provate, aumento del costo della vita. Si citano due saggi proverbi che bene si attagliano alla possibile grave situazione che, in prospettiva, si profila nell’orizzonte del paese. Essi così recitano: Chi è causa del suo male pianga se stesso; tutti i mali, prima o poi, vengono al pettine.
Con la citazione di questi proverbi, si vuole perimetrare il terreno delle responsabilità che sono da attribuirsi, inesorabilmente, alla mancata politica energetica, e alla mancata programmazione. Queste carenze, in un mondo globalizzato, dove la competitività è fondamentale per i paesi industrializzati, costituiscono colpa grave e imperdonabile. La rinuncia tout-court al nucleare; quella più imperdonabile del mancato realizzo dei rigassificatori che, oltre che affrancare il paese dalla dipendenza dalla Russia e dall’Algeria; avrebbe consentito l’approvvigionamento in tanti altri paesi, sfruttando la competitività del prezzo. Le mancate trivellazioni per individuare riserve di petrolio e di gas che, sicuramente, esistono nel paese e nei nostri mari; la non realizzazione di termovalorizzatori per l’utilizzo dei rifiuti per produrre energia elettrica; questi e tanti altri provvedimenti per abbassare i costi delle industrie sono rimasti al palo con motivazioni giustificative inaccettabili come: bisogna proteggere e tutelare il territorio dall’inquinamento e dall’impatto ambientale. Pretesti ideologici, questi, che non hanno riscontro reale.
Il paese, per queste posizioni ideologiche e mentali, è stato relegato all’ultimo posto nella graduatoria dell’UE che vede i paesi impegnati nella ripresa economica e nello sviluppo.
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