VALENCIA (SPAGNA) (ITALPRESS) – Nessuna lacrima, anzi, solo un’altra occasione per sfoggiare il sorriso che lo ha sempre contraddistinto. Il momento è arrivato, domenica a Valencia Valentino Rossi salirà su una MotoGp per l’ultima volta, prima di far calare il sipario su una carriera straordinaria: 26 stagioni, dal 1996 al 2021, nove titoli iridati, 65 pole, 115 vittorie, 235 podi, 96 giri veloci. E il paddock non poteva non rendergli omaggio, a partire da quell’enorme murale colorato di giallo sulla pista valenciana dedicato al Dottore.
Che prima della sua ultima conferenza stampa passa in rassegna, divertito e accompagnato dall’amico Uccio e dal patron della Dorna, Carmelo Ezpeleta, le moto con cui ha conquistato i suoi nove mondiali: dall’Aprilia che guidò al trionfo in 125 nel 1997 fino alla Yamaha del 2009, passando per la prima Honda con cui si laureò campione in 500. Vale si fa fotografare con la compagna Francesca Sofia Novello in dolce attesa, con i piloti dell’Academy, sorride e scherza con tutti. “Vederle tutte insieme così è commovente, mi fa pensare a tutta la strada fatta. E se pensiamo che dopo l’ultima ci sono stati altri dieci anni…E’ stato un percorso molto lungo. In generale Valencia è un bel momento per tutti, perchè poi iniziano le vacanze dopo una lunga stagione, ma da lunedì sarà tutto diverso per me. Continuerò a essere un pilota con le auto e cercherò ancora di divertirmi, ma non sarò più un pilota di MotoGp”. Il Dottore, guardandosi indietro, ha forse un solo rimpianto.
“Ho cercato molto di vincere il decimo titolo, sono stato in grado di correre a un buon livello anche dopo il 2009 e sarei stato felice di vincere un altro titolo, come quello del 2015, avrebbe allungato la mia vita come campione del mondo, sarebbe stato come chiudere un cerchio. Ma è andata così e non posso reclamare, ho avuto una bella carriera e la cosa più positiva è che molte persone hanno iniziato a seguire la MotoGp per seguire me, lo sport è diventato più famoso in Italia e nel mondo. Sono diventato una specie di icona ed è stato un grandissimo piacere. Per un pilota è più importante quello che accade in pista ma questa è la cosa migliore della mia carriera”. Ora anche questo eterno Peter Pan, a 42 anni suonati, dovrà crescere. “Cosa sogno? Avere una bella vita, divertirmi, diventerò anche padre ma voglio rimanere sulle piste. Non ho un sogno particolare, il mio sogno era diventare campione del mondo della MotoGp e ci sono riuscito”.
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