Rivolte carceri, da Palermo notizie su trattativa Mafia-Stato
“Le notizie che diffondono oggi alcuni media su una nuova presunta trattativa Mafia-Stato, dal carcere Pagliarelli di Palermo, scrivono una nuova pagina nera nella storia delle rivolte in una sessantina di penitenziari nella primavera del 2020 in fase di pandemia, come avevamo sostenuto sin dalle prime rivolte”. Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria che aggiunge: “mentre in contemporanea c’è la notizia che la Procura di Modena chiede l’archiviazione per 120 agenti intervenuti durante la tragica rivolta dei detenuti nel carcere di Modena, apprendiamo che boss di Cosa Nostra durante i giorni più difficili del lockdown approfittavano delle violenze per mettere lo Stato in un angolo”.
“È la conferma – aggiunge Di Giacomo – della nostra denuncia che autorevoli magistrati antimafia hanno condiviso e sostenuto che la stagione delle rivolte ha avuto un’unica regia criminale che puntava ad ottenere vantaggi diretti nella detenzione dei capo mafia sottoposti a 41 bis o carcere duro. Una storia che attende di essere ricostruita nella sua completezza e totale verità mettendo fine, come sta accadendo a Modena, con l’individuazione del personale penitenziario quale “carnefice” di “vittime” tutt’altro che innocue, come hanno dimostrato le morti avvenute e le gravi devastazioni delle carceri. Anche questo è un segno che per l’Amministrazione Penitenziaria il “mondo funziona alla rovescia”: nel decreto legge n.75 del 22 giugno scorso, dove c’è di tutto e di più, si trovano le risorse economiche fino al 2034 per aumentare le indennità (sino a 1000 euro al mese) a chi ha incarico di dirigente di istituto penitenziario, mentre si continua a sostenere che non ci sono soldi per tutte le migliaia di Uomini e Donne che con grande sacrificio svolgono nelle carceri un delicatissimo lavoro, da anni.
A questo personale penitenziario non vengono distribuite divise, scarpe ed i capi di vestiario in uso sono in molti casi laceri ed indecorosi. Ma il “mondo alla rovescia” non si ferma qui: per il leader indiscusso della mafia Messina Denaro si spalancano le porte delle migliori strutture sanitarie con i migliori chirurghi per un intervento di alta chirurgia mentre nel carcere di Sulmona qualche giorno fa un detenuto “non eccellente” di 70 anni è morto per un malore improvviso. E sempre “nel mondo alla rovescia” chi picchia gli agenti sino a metterne a serio pericolo la vita con tagli alla gola, sino a 16 punti di sutura, strangolamento, pugni al volto, incendio di cella, rischia al massimo il trasferimento in altro carcere ma le vittime non hanno alcuna tutela.
È ora di dire basta a questo sistema che colpisce il personale penitenziario e ferisce due volte vittime e familiari delle vittime dei criminali che – continua Di Giacomo – invece di giustizia e legalità sono quotidianamente sbeffeggiati dai criminali che dettano la loro legge anche dalle carceri e continuano a tenere i traffici di droga. Da tempo abbiamo inviato un SOS che ha maggiore urgenza di risposte in previsione della stagione estiva durante la quale, da sempre, si registrano maggiori tensioni, mentre buona parte del personale non sa ancora se e quando potrà andare in ferie. Come sindacato abbiamo tenuto numerose iniziative – ultima in ordine di tempo il tour tra le carceri del Nord – denunciato in interviste e servizi televisivi nazionali e locali, articoli di giornali, comunicati e documenti, ma non ci sono segnali di assunzioni di responsabilità. Per questa ragione, chiediamo ad esponenti della società civile, della cultura, dell’informazione un intervento urgente e diretto innanzitutto perché sia recuperato il rapporto di fiducia tra lo Stato e il Corpo, che altrimenti sarebbe irrimediabilmente compromesso.