«Questa mattina mi sono svegliata e ho pensato: “Ma se non fossi candidata e, soprattutto, votassi a Palermo per chi potrei votare?”» si chiede Rita Barbera.
Di fatto, si chiude una campagna elettorale che, sicuramente, ricorderemo perché anomala e inusuale. Non tanto per il numero di candidati alla carica di Sindaco della città di Palermo che, giorno dopo giorno e dopo accordo politico dopo accordo politico, è passato da 11 a 6 ma per i contenuti e le sponsorizzazioni, spesso infelici, che hanno avuto i candidati.
“Fabrizio Ferrandelli, alla sua terza prova corsa per lo scranno di Palazzo delle Aquile, dopo aver percorso tutto l’arco parlamentare in cerca di alleanze ha puntato tutto sulla sua esperienza come consigliere comunale sfoderando in tutti confronti, regolarmente, che lui conosce la macchina comunale e questo fa di lui il Sindaco perfetto. Per assurdo, questa sua tesi dichiara implicitamente che l’unico candidato possibile si chiama Leoluca Orlando, l’unico che ha trascorso quasi interamente la sua vita sullo scranno di Palazzo delle Aquile. Ferrandelli dimentica, però, che il Sindaco non è il burocrate del Comune, come non ne è l’elettricista, l’idraulico e il bitumatore di strade e che proprio Palermo ha bisogno di uscire da un’eccessiva e incontrollata burocrazia che non le ha permesso di diventare una città a misura di “persona”. No, non potrei votare per lui.
Franco Miceli, candidato per la compagine del centrosinistra, ha viaggiato attraverso il solco dell’attuale amministrazione passando dalle tipiche promesse elettorali ad affermazioni populiste e avvantaggiandosi, lui che continua a dichiararsi un candidato civico, della presenza di leaders nazionali dei partiti che lo sostengono, leader che, via via, sono approdati a Palermo per dimostrare tangibilmente il proprio supporto e santificarlo. No, non potrei votare per chi ha dimostrato essere la continuità dell’amministrazione uscente.
Roberto Lagalla, dal canto suo, non si è negato nulla, neppure la sponsorizzazione di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri, la cui contiguità con il sistema politico mafioso e le corruttele è stato dimostrato, in via definiva, dalle sentenza. “Hanno scontato la loro pena”, abbiamo in diverse occasioni sentito dire ma un conto è pagare con il carcere le proprie colpe altro è possedere un’immagine limpida e trasparente, elemento minimo necessario per poter amministrare una città. E non posso dimenticare quanto successo l’8 giugno quando, uno dei candidati al Consiglio Comunale nella lista di Forza Italia, che ne supporta la candidatura, è stato arrestato per aver chiesto voti alla mafia. No, non potrei mai votare per lui, alla cui ombra riaffiora un passato da cui Palermo deve rifuggire.
Francesca Donato, europarlamentare e “pasionaria” dei “no-vax” propone un progetto non troppo chiaro, più basato su slogan che programmi attuabili mentre Ciro Lomonte, persona garbata e per bene, crede in ciò che dice ma il suo programma ha più un respiro di rivendicazione regionale, o forse nazionale, che non legato alla città metropolitana di Palermo. No, non voterei né per la Donato né per Lomonte.
Per chi potrei votare, quindi? Sicuramente per una candidata donna, scevra da clientelismi, malaffare, gruppi d’interesse e rapporti con la criminalità di stampo mafioso, perché una figura come questa continua ad essere l’unica che può garantire alle cittadine e ai cittadini che, subito dopo le elezioni, si possa iniziare a lavorare per il bene delle cittadine e dei cittadini palermitani, con un programma chiaro, realizzato in maniera partecipata e con obiettivi possibili e raggiungibili. Insomma, alla fine voterei per una come Rita Barbera. E voi, per chi voterete? Comunque decidiate votate ed esprimete un voto libero da ogni condizionamento e clientela, perché è proprio il voto libero fa la differenza. Buon voto a tutte a tutti!” Rita Barbera.
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