Ristoranti chiusi, Antonio Cottone (Fipe) chiede misure tempestive
Ristoranti chiusi. La chiusura di tutte le attività commerciali non fondamentali e l’isolamento imposto alla cittadinanza dal decreto ministeriale #restoacasa avrà sicuramente delle serie ripercussioni sull’economia del nostro paese. Alcuni settori, come quello del turismo e della ristorazione dovranno fare i conti con una situazione drammatica dalla quale non sarà facile riprendersi a pieno.
Ristoranti chiusi, Cottone: “Stiamo vivendo una situazione drammatica”
Da Nord a Sud, gli imprenditori stanno auspicando l’approvazione di misure d’aiuto efficaci da parte del Governo nazionale. Conte ha già annunciato un intervento di 25 miliardi per fronteggiare la crisi. Il decreto salva economia prevede la sospensione dei mutui sulla prima casa, aiuti alle famiglie e contributi per il pagamento degli affitti. Anche la presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen ha detto che sono in arrivo nuove risorse per il nostro Paese.
Ma per Antonio Cottone, presidente di Fipe Federazione Italiana Pubblici Esercizi Palermo, il problema principale è l’incertezza. “Stiamo vivendo una situazione drammatica, il settore bar e ristorazione è in confusione e ci giochiamo il nostro futuro, che al momento è incerto, perché non sappiamo se dopo il 3 di aprile si potrà ripartire, ma temo che questa fase possa durare di più”. Queste le parole di Cottone, intervistato dall’Ansa. “Le nostre aziende rischiano tutto se il governo non velocizza le misure da mettere in campo.”
Pizzerie e paninerie stanno cercando di continuare la propria attività grazie al delivery, le consegne a domicilio. Questo permette loro di non sospendere del tutto il proprio lavoro, e quindi di riuscire a tamponare le perdite. Ma secondo Cottone, questa soluzione non è facilmente attuabile dai ristoranti. Per conto suo Cottone, titolare della pizzeria La Braciera, ha deciso di mettere in ferie tutti i propri dipendenti tranne i pizzaioli.
“Al governo abbiamo chiesto la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione, anche per aziende con meno di 50 dipendenti”.