Non si ferma il processo a Totò Riina, così hanno deciso i giudici. I giudici milanesi hanno respinto la richiesta della difesa di sospensione del processo, perché Totò Riina ha la «piena capacità di intendere e di volere» e quella di «stare in giudizio».
La «cardiopatia» di cui soffre Totò Riina lo «espone costantemente» al «rischio di una morte improvvisa». Lo dicono i medici dell’ospedale di Parma nella relazione depositata nel processo milanese che vede il “capo dei capi” di Cosa Nostra imputato per minacce nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano.
La difesa ha presentato una relazione, poi trasmessa e firmata dal primario dell’ospedale Michele Riva, nella quale si parla appunto del «rischio di una morte improvvisa», oltre che di un «paziente fragile» e dallo «eloquio scadente». Oggi la difesa del boss aveva insistito sulla sospensione del processo milanese per l’incapacità dell’imputato di stare in giudizio. «Non capisce più e noi non capiamo cosa dice», ha spiegato il legale Perlino. Ma i giudici hanno respinto la richiesta.
Il Tribunale nell’ordinanza ha evidenziato che nella relazione dei medici di Parma viene scritto che il boss è «vigile» e «collaborante».
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