Riforme: possibili intese e convergenze
Non per concetture astratte, ma per ponderate considerazioni basate su logiche consequenziali tra cause ed effetti, si arriva alla conclusione che per il recupero della perduta credibilità, la politica deve abiurare il radicalismo e il manicheismo per privilegiare, non sotto traccia, ma palesemente, strategie collaudate sul piano dell’efficacia come: la dialettica non retorica; il confronto sui problemi senza pregiudizi ideologici, e la possibilità di attuare le necessarie convergenze per risolverli. Solo con l’adozione di queste pratiche si può sperare (con legittima prudenza cautelare) di instaurare il processo di reversibilità dello scollamento tra politica e cittadini che c’è in atto, e che si sostanzia lizza nel crescente astensionismo elettorale.
La dèbàcle partecipativa, alle elezioni Europee, è la cartina di tornasole di questa allarmante situazione che può degenerare in governi autoritari o, bene che vada, oligarchici. Le ultime vicende politiche, che sembrano avere del “provvidenziale”, e che sono:
- l’ammorbidimento delle posizioni di FI sul delicato problema delle necessarie riforme;
- lo scongelamento del M5S di Grillo con la richiesta, dello stesso, di confrontarsi con Renzi sulla nuova legge elettorale;
- l’apostasia di sedici membri tra deputati e senatori (dopo il voto favorevole al DL sull’Irpef) dal SSL di Vendola per cinfluire, possibilmente, nel PD di Renzi.
Questi non sono segnali di “bandiera bianca”, ma di presa di coscienza del clamoroso successo elettorale del PD che è podromo di un possibile plebiscito se si dovesse fare ricorso a elezioni anticipate. Finamente la politica va oltre le posizioni ideologiche con un nuovo percorso di intese e convergenze per favorire la crescita e lo sviluppo del paese.
Il merito di questo nuovo corso non è di Renzi (come dallo stesso riconosciuto), ma degli elettori che hanno votato per la stabilità e la governabilità. Dalle urne è uscito un severo ammonimento alla politica con indicazioni precise e dirette, non trasversali, né surrettizie, per fare uscire il paese dal pantano.
Gli elettori hanno dato ai politici tutti, una lezione di stile, di maturità, di coerenza, di dignità e, soprattutto, di maturità sul piano politico.