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Riforma della Giustizia, Borgogno: “Coinvolgere di più gli avvocati”

ROMA (ITALPRESS) – Un maggiore coinvolgimento degli avvocati nelle decisioni che riguardano l’organizzazione della giustizia italiana e anche della produttività e della professionalità dei magistrati: a chiederlo è Roberto Borgogno, docente di diritto penale dell’Università La Sapienza di Roma e componente del Direttivo della Camera penale di Roma, durante il convegno “La giustizia penale, una riforma necessaria” organizzato a Roma dallo studio Leading Law. Al dibattito hanno partecipato anche la vice-presidente del Senato Anna Rossomando, responsabile per la giustizia e i diritti del Partito Democratico, e Pierantonio Zanettini, capogruppo di Forza Italia nella Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ed ex membro laico del Csm.
Per Borgogno, “il tema delle garanzie e quello dell’efficienza dell’organizzazione giudiziaria sono strettamente legati. La legge delega di riforma del processo penale, recentemente approvata, oltre a superare l’inaccettabile prospettiva del processo infinito, introduce importanti innovazioni sulla strada delle garanzie e dell’efficienza del processo. Ma c’è ancora molto da fare per rendere davvero più efficiente e trasparente il sistema giudiziario, a cominciare dalla riforma del CSM”.

Anche Rossomando ritiene che la riforma del CSM vada approvata in fretta, insieme all’introduzione di nuovi elementi di valutazione della professionalità dei magistrati; secondo la vice-presidente del Senato, “con la riforma della giustizia penale approvata abbiamo rispettato l’impegno sui termini della prescrizione, ma la prescrizione lunga o breve non è la soluzione al problema dei tempi del processo; l’enfasi sulla prescrizione è sbagliata così come era sbagliatissima la “prescrizione mai”. La vice-presidente del Senato propone inoltre che “per evitare che i processi si svolgano sui media prima che nelle aule di giustizia, sia vietato fare conferenze stampa per ogni indagine, consentendo comunicazioni sobrie che arrivino solo dai capi degli uffici giudiziari”.
“L’importante era abolire il fine processo mai, che era un’aberrazione”, ha dichiarato Pierantonio Zanettin. Adesso bisogna soprattutto monitorare l’applicazione della riforma, in un Paese dove la domanda di giustizia, secondo Zanettin, è “patologica; su questa dobbiamo incidere, attraverso un sistema deflattivo e con una migliore organizzazione”.

Molto delicato è anche il tema della riforma del sistema di voto del CSM: le proposte avanzate a riguardo dalla Commissione Luciani e da esponenti della magistratura non sembrano in grado di escludere quei meccanismi che hanno consentito di far prosperare il sistema correntizio.
Zanettin ritiene che “bisognerebbe avere il coraggio di introdurre sistemi più efficaci, come potrebbe essere la scelta, mediante un sistema elettivo, di candidati in numero superiore ai posti che si devono coprire, per poi procedere a sorteggio”.

Redazione

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