Rifiuti: differenziata quasi inesistente nei grandi centri
I dati forniti dall’Ufficio Speciale per il monitoraggio e l’incremento della raccolta differenziata presso i Comuni siciliani, aggiornati a novembre del 2017, restituiscono un quadro sconfortante, se guardiamo alle tre grandi città dell’Isola.
Si va dal 9,31% di Catania al 15,63% di Messina. In mezzo troviamo Palermo dove la percentuale di raccolta differenziata è solo del 13,34%. Ma neanche i dati delle altre province siciliane fanno bene sperare. Tra le percentuali di raccolta più basse troviamo con Agrigento il 4,99% ed Enna con lo 0,44%.
A questi risultati disastrosi fanno da contrappeso le buone pratiche avviate da tempo nel resto della Sicilia: si calcola che in 108 Comuni la raccolta differenziata superi il 50%. Ne parliamo con Elio D’amico, presidente dell’Associazione Rifiuti Zero Sicilia.
Presidente per quale motivo nei capoluoghi siciliani la raccolta differenziata staziona da anni a livelli così bassi?
“Dire che è impossibile gestire la raccolta dei rifiuti solidi urbani in modo differenziato nei grossi centri urbani come Palermo, Catania e Messina, non è una risposta logica. La città di Milano ha una popolazione più numerosa di Palermo, Catania e Messina messi insieme e riesce a raggiungere il 50 %. Manca un sistema organizzativo efficace e una pianificazione delle operazione da effettuare in modo programmato e studiato per le caratteristiche della città”.
La città di Catania recentemente è stata investita da uno scandalo che ha portato all’arresto di alcuni dirigenti e funzionari del reparto Ecologia, per un presunto giro di corruzione, denominato “Garbage Affair“. Quali saranno, secondo lei, le conseguenze per la gestione dei rifiuti sulla città etnea?
“Questi arresti sono sicuramente il frutto di un indagine che è iniziata da tempo. Credo nel lavoro che la magistratura ha avviato e aspettiamo la fine di questo caso con una sentenza. Il dato certo è che le percentuali due anni fa erano basse e sono rimaste stabilmente basse intorno al 10%. Con una limitata zona della città che usufruisce del servizio porta a porta e la maggior parte della città con il sistema di raccolta stradale. Due sistemi diversi che non sono in grado di collaborare per portare dei risultati decenti”.
Con la vostra associazione siete riusciti ad offrire un contributo valido al Comune di Catania?
“Si, per circa tre anni alcuni nostri soci si sono attivati per la sensibilizzazione e la distribuzione dei kit per il servizio porta a porta. Tengo a precisare che però non abbiamo avuto nessun compito organizzativo. e siamo totalmente estranei ai recenti scandali”.
Per ripartire cosa serve?
“E’ molto semplice: servono le persone giuste al posto giusto, un’organizzazione programmata ed efficace, che è possibile mediante l’assegnazione della nuova gara d’appalto. Un servizio efficace a disposizione dei cittadini in modo da riconquistare fiducia. Se l’amministrazione dà dei servizi che funzionano realmente, il cittadino collabora e si sente parte integrante della sua città”.