Report Banca del Fucino, economia di Roma crescerà nei prossimi 4 anni
ROMA (ITALPRESS) – Banca del Fucino, capogruppo del Gruppo Bancario Igea Banca, ha elaborato internamente il suo primo report sull’economia della Capitale intitolato “Prospettive di crescita dell’economia di Roma dopo la pandemia”. La ricerca, suddivisa in tre parti che saranno divulgate separatamente, analizza i 15 anni che precedono la Pandemia e i primi sei mesi del 2021. La prima parte del Report, presentata oggi, è focalizzata sull’analisi della situazione generale, il confronto con quanto avvenuto nella città di Milano e la possibile strategia di inversione.
Le elaborazioni condotte da Banca del Fucino evidenziano come grazie al sostegno di politiche espansive vi sia la possibilità di recuperare la dinamica di sviluppo della Capitale, prevedendo una crescita cumulata nel prossimo quadriennio superiore di 2,5 punti rispetto al dato medio italiano.
Sono 6 i principali driver di crescita identificati nel report: le Costruzioni, il Manifatturiero grazie in particolare ai settori della Farmaceutica, dell’Aerospazio e dell’Audiovisivo, le Utilities, i Servizi turistici, il Commercio e la PA.
“Abbiamo voluto mettere a disposizione della città, e in particolare della nuova giunta capitolina che sarà eletta e si insedierà a breve, la ricerca del nostro Centro Studi su Roma, che esamina tendenze economiche, problemi aperti e prospettive di sviluppo – commenta l’amministratore delegato della Banca del Fucino, Francesco Maiolini -. Dal nostro osservatorio, vediamo ottime opportunità e prospettive di crescita nei prossimi anni. Ma per realizzarle pienamente sarà necessaria una capacità di fare squadra, tra istituzioni pubbliche e operatori economici e finanziari, che in passato è mancata. Noi intendiamo fare la nostra parte”.
Tra le principali evidenze risulta come Roma esprime un tessuto produttivo diffuso con un numero di imprese post pandemia di oltre 493 mila unità pari a circa l’8% del totale italiano.
In particolare, la Capitale si distingue per essere la prima città d’Italia per numero di imprese a conduzione femminile (più di 100 mila) e per un’importante presenza di imprenditoria straniera (quasi 70 mila imprese). Roma è inoltre la prima città d’Italia per numero di lavoratori, che a fine 2020 risultavano pari a circa 1,8 milioni, oltre 300 mila in più rispetto a Milano. Il contributo della Capitale al Pil è invece pari solo al 9,4%. Contributo risultato sostanzialmente stabile negli anni.
Tuttavia, la produttività e il valore aggiunto generato dalla Capitale sono risultati in flessione registrando un andamento opposto rispetto a quanto si osserva per Milano, città che prima della pandemia, secondo le stime di Banca del Fucino, ha visto il suo livello di produttività crescere del 36% rispetto al 2007.
È nel periodo analizzato 2007-2020 che si realizza un’inversione nelle posizioni delle due principali città italiane in termini di produzione di ricchezza e assorbimento di occupazione. Nel 2007 Roma sopravanzava Milano nelle dimensioni del valore aggiunto prodotto (+10,2%) e occupava l’8% in meno di addetti. Nel 2020 invece il valore aggiunto romano è risultato 9,5 punti inferiore a quello milanese, mentre gli occupati sono risultati superiori del 22%. Ciò significa che Roma ha perso quasi il 40% di produttività rispetto a Milano.
Questi dati devono essere letti con cautela ma possono evidenziare il forte rilancio di Milano dal 2008 in poi, in corrispondenza con una forte crescita di imprese di tipo “micro” a Roma, con tratti di autoimpiego e a bassa produttività.
Su Roma è stato registrato un forte travaso delle attività dal manifatturiero e finanziario ai servizi (immobiliare, attività artistiche o di intrattenimento) e in generale una distribuzione di una minore ricchezza tra un numero maggiore di lavoratori e imprese. Per contro, nello stesso periodo il manufatturiero a Milano ha conservato un peso molto significativo e i saggi di crescita della Attività Finanziarie e Assicurative, nonché delle Attività professionali e scientifiche hanno sfiorato il 6% (rispetto all’1,2% di Roma).
Più in particolare anche le attività riferibili ai Servizi Pubblici hanno mostrato un incremento maggiore a Milano che a Roma (il 2,6% contro l’1,3%), nonostante il loro peso sia nella Capitale (20%) ben più ampio che nel capoluogo Lombardo.
Il valore cumulato degli investimenti pubblici della città di Roma ha iniziato ad arretrare rispetto a quello di Milano nel 2011 e la forbice tra le due città si è allargata dopo il 2013. E così nel periodo considerato che si estende fino ad agosto 2021 la spesa per investimenti del comune di Roma si è fermata a 7,9 miliardi, mentre a Milano si è arrivati a 11,1 miliardi di euro. Se si considerano invece gli ultimi 7 anni (2014-2021) viene evidenziato che Milano ha investito sulla città una cifra doppia rispetto a Roma.
La mancata crescita di Roma dipende in parte anche da un ritardo tecnologico rispetto alle altre capitali europee. Oggi la Città Eterna è quarta nella classifica delle capitali europee per prodotto, superata di poco da Madrid e a notevole distanza da Parigi e Londra. Ma considerando il dato del Pil pro capite Roma scivola addirittura al 16esimo posto sulle 27 Capitali considerate e al penultimo posto per il tasso di occupazione. Il posizionamento in termini di istruzione e innovazione è ancora più negativo.
Dal report emerge che l’economia di Roma è particolarmente esposta ai cicli recessivi degli investimenti pubblici, e che potrà per converso trarre forte beneficio dal passaggio a un ambiente macroeconomico espansivo, quale quello che ha cominciato ad emergere in questi ultimi mesi dell’anno.
In questo nuovo contesto sono essenzialmente 6 i driver della crescita identificati nel rapporto: Le Costruzioni, il comparto che più beneficerà del volano degli investimenti pubblici legati al PNRR, potendo al contempo sfruttare il bonus per le ristrutturazioni edilizie.
Il Manifatturiero, che evidenzia la possibilità di incrementi robusti almeno a tutto il 2022, con un traino che continuerà a essere esercitato dai settori di specializzazione della Farmaceutica, dell’Aerospazio e dell’Audiovisivo. A questo riguardo tuttavia la ricerca ricorda che il peso del manifatturiero nell’economia di Roma è ormai piuttosto esiguo (meno del 5% in termini di valore aggiunto).
Le principali Utilities a partecipazione pubblica, che potranno rappresentare un’importante cinghia di trasmissione nel percorso di attuazione del PNRR. Un ritrovato protagonismo di grandi soggetti che hanno sede a Roma non potrà che esercitare positivi effetti di spill-over per l’industria, i servizi professionali e la stessa finanza della città.
I Servizi turistici vedono amplissimi margini di recupero, condizionati alla capacità di migliorare l’offerta ricettiva e l’esperienza turistica nella capitale.
Al Commercio è richiesto un ampio processo di riorganizzazione per far fronte alla concorrenza del canale on-line; d’altra parte, il settore, dopo l’esperienza vissuta nel corso della pandemia, può ulteriormente consolidare il ruolo dei negozi di prossimità.
Infine, dal lato PA e servizi pubblici, le potenzialità di crescita sono importanti, a condizione di rivedere modelli organizzativi che hanno portato a una progressiva perdita di efficienza e a una sempre più accentuata insoddisfazione da parte dell’utenza. Il PNRR assegna una forte priorità alla riforma della Pubblica Amministrazione, con una particolare attenzione al tema della digitalizzazione. La domanda di servizi qualificati rivolta alle imprese che si assocerebbe a un balzo tecnologico della PA può quindi costituire un importante fattore dello sviluppo futuro di Roma, che alle dinamiche della PA è fortemente legata.