ROMA (ITALPRESS) – “Ritengo necessario e del tutto probabile, che molto presto si parlera’ di nuovo della Grande Riforma, ma non per fornire specchietti per le allodole come in passato la riduzione del numero dei parlamentari, il cui unico effetto e’ stato quello di accrescere il tasso di sfiducia verso la politica. Non e’ piu’ tempo di bluff. L’obiettivo primario deve essere quello di allargare l’orizzonte: torneremo a chiederci se abbia un senso che l’Italia rimanga un paese in cui ogni decisione viene sottoposta ad almeno un duplice passaggio parlamentare, in cui si danno due voti di fiducia, mentre rimane preclusa la possibilita’ di un nesso fra la tornata elettorale e l’espressione del capo del Governo…”. Lo scrive Matteo Renzi nel capitolo ‘La grande riforma’ estratto dal suo nuovo libro “La mossa del cavallo” edito da Marsilio, da domani in libreria.
“La Grande Riforma – scrive il leader di Italia Viva – sara’ di nuovo tra i primi punti in agenda, nel momento in cui tornera’ finalmente la politica, quella vera e la demagogica esigenza di contare i like sui social lascera’ il campo alla reale necessita’ di un funzionamento delle istituzioni degno di questo nome. Cio’ che ci aspetta, a livello istituzionale, non puo’ che essere il ritorno a un grande patto tra cittadini e forze politiche. Ma le regole vanno scritte insieme. Ognuno potra’ poi contestare l’altro dentro la cabina elettorale, ma le basi vanno condivise, perche’ l’Italia non puo’ continuare a cambiare un governo all’anno, ne’ possiamo permetterci di mandare a votare gli italiani senza che questo voto produca degli effetti concreti…”.
Renzi propone “una Grande Riforma delle istituzioni che porti all’elezione diretta del capo del Governo in modo tale da avere alla guida del Paese – si legge ancora nel libro – una figura legittimata dal voto popolare e non piu’ da un passaggio parlamentare: se accettiamo che il premier parli ai cittadini con una frequenza costante, che si assuma la responsabilita’ di derogare a principi costituzionali, il minimo sindacale che dobbiamo alla nostra credibilita’ e’ che quel premier sia eletto esattamente come lo e’ il sindaco. Certo i costituenti non immaginavano un presidente del Consiglio dei ministri che con un atto a sua firma potesse indicare restrizioni alla liberta’ di movimento, di culto, alla liberta’ associativa ed economica.
Vogliamo questo modello? Bene, ma inseriamo l’elemento del consenso e del voto democratico”.
(ITALPRESS).
fag/sat/com
03-Giu-20 15:28
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