Lo strano caso delle commissioni di gara prima nominate e poi sorteggiate. E’ accaduto nel 2010, Presidente Raffaele Lombardo Assessore al Turismo Nino Strano. Le gare riguardavano “una campagna di comunicazione integrata per la promozione turistica della Sicilia” e una per la “promozione del calendario regionale delle manifestazioni di grande richiamo turistico”. Due appalti pubblicitari, del valore totale di 25 milioni di euro per tre anni (rispettivamente 10 e 15 milioni ), finanziati con i fondi europei del programma operativo regionale 2007/2013.
Per assicurare imparzialità nell’esame delle proposte si sceglie di individuare i componenti della commissione con il sorteggio: il 16 aprile del 2010 viene quindi stilato il verbale di sorteggio dei componenti delle commissioni di gara: vengono sorteggiati due dipendenti della Regione Siciliana (l’ex capo ufficio stampa della Presidenza e l’allora responsabile del procedimento di gara) più un esterno docente universitario di Semiologia.
Solo che dalle carte relative al procedimento emerge che gli stessi componenti erano stati nominati con decreti datati 14 aprile, in cui si comunicava che l’indicazione era avvenuta per sorteggio, quello stesso sorteggio che sarebbe stato effettuato due giorni dopo: un caso inedito di divinazione della pubblica amministrazione che ha insospettito alcune delle imprese risultate non aggiudicatarie che hanno chiesto spiegazioni all’Assessorato
Dopo i canonici trenta giorni, ecco la risposta: “Il vigente codice degli appalti non prevede il ricorso alle procedure di sorteggio nei casi di scelta di componenti di commissioni giudicatrici di gare, relativamente a dipendenti della pubblica amministrazione, mentre rose di candidati sono previste per la scelta di professionisti esterni”.
Cioè quando i componenti della commissione di gara sono dipendenti della Regione non occorre alcun sorteggio. Nessuna spiegazione invece sui motivi per cui nel decreto di nomina si parla di sorteggio e sul verbale di sorteggio inserito nella documentazione.
Le gare sono state affidate ugualmente: quella da 15 milioni di euro viene vinta da una cordata composta da Space (società milanese gestita da imprenditori palermitani), da La Sicilia multimedia (società dell’editore Mario Ciancio, oggi alle prese con un processo per concorso esterno in associazione mafiosa), e da Key 75, di Valeria Aiello, consorte di Francesco Maiolini, ex manager di Banca Nuova, recentemente condannato in primo grado a otto mesi per usura bancaria.
La gara da 10 milioni di euro, invece viene vinta da una associazione temporanea di imprese, composta da Mediacom di Milano, da Armando Testa spa e dal Gruppo Moccia di Roma, citato nell’ordinanza a carico del pubblicitario Faustino Giacchetto.
“Per l’intensità dei rapporti che li legano a Giacchetto si segnalano Ab comunicazioni e il Gruppo Moccia e, a conferma di come tali società siano ormai radicate in Sicilia, si evidenzia che le stesse hanno tutte stabilito una sede operativa a Palermo e nel caso della Ab comunicazioni addirittura coincidente con lo studio di Giacchetto”, scrivono i magistrati della procura di Palermo nei documenti dell’inchiesta sui Grandi Eventi, che ha portato alla scoperta di un sistema rodato di gestione dei fondi pubblici siciliani.
E mentre il processo a Giacchetto è ancora in corso davanti la quinta sezione del tribunale di Palermo, adesso il governo Crocetta dovrà decidere se confermare le assegnazioni o bloccare tutto.
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