Regionali, Lagalla si candida alla presidenza: “Se necessario andremo soli”

Roberto Lagalla si candida ufficialmente alla presidenza della Regione.

“Idea Sicilia”, un partito non partito

L’ex rettore dell’Università di Palermo ha ufficializzato questa mattina, in un incontro pubblico, la sua candidatura alla guida del governo regionale. Una candidatura attesa e che oggi delinea la sua specificità all’interno di un panorama politico molto confuso, se escludiamo il solo caso del Movimento Cinque Stelle.

Alleanze con chi si contrappone a Crocetta

In merito alla possibilità di stringere alleanze con altri partiti Lagalla afferma: «La natura della legge elettorale siciliana, che spinge a stringere alleanze, porrà un problema di relazione politica, che affronteremo partendo dal nostro programma e con la ferma convinzione di avere tutte le ragioni e tutte le motivazioni per essere candidato alla presidenza della Regione Siciliana».

«Il nostro è un partito non partito – aggiunge l’ex rettore. E’ un movimento che guarda a quelle forze politiche, che si pongono in antitesi al governo Crocetta, che vogliano lavorare con noi ad un programma che guardi al riformismo solidale con un’ispirazione fortemente caratterizzata in senso liberal-democratica. Non abbiamo preclusioni per nessuno, non vogliamo subirle, ne imporle. E’ chiaro che avremo uno sguardo privilegiato nei confronti di quelle forze che in questi anni hanno dimostrato di contrapporsi all’attuale governo, ma se sarà necessario andremo anche da soli.

Impresa

Lagalla interviene anche su un tema caldo, ovvero la situazione di stallo in cui versa l’economia dell’Isola: «La Sicilia è una regione che ha bisogno di essere ricostruita sul piano della tenuta e della coesione civile, ha bisogno di una valorizzazione reale dei suoi giovani, ma anche della liberazione di energie per l’impresa, che soffre e che ha bisogno di investimenti. Non possiamo più continuare a vivere di spesa assistita».

Migranti

L’ex rettore ha fatto cenno anche all’annosa vicenda dei migranti: «La Sicilia oltre che recuperare la sua identità statuaria, ha bisogno di avere la consapevolezza di essere una cerniera tra l’Europa e un’Africa che chiede di essere ascoltata».