“C’è l’assoluta necessità – spiega una nota di Possibile – di mettersi al lavoro per la costruzione di un progetto politicocompletamente alternativo ed estraneo al sistema di potere esistente e caratterizzato da due elementi chiave: abbattimento delle disuguaglianze economiche e sociali e tutela dei diritti fondamentali e dei beni comuni. Scegliamo unanimemente di sostenere il percorso che si sta aggregando attorno alla figura di Ottavio Navarra con l’obiettivo di dare rappresentanza e strumenti alla lotta contro queste ingiustizie. Peraltro, si apprezza particolarmente che lo stesso Navarra si sia preoccupato di chiarire che la propria disponibilità alla candidatura rimane condizionata alla massima inclusività, condivisione e unitarietà possibile nella costruzione di questo polo della sinistra alternativo all’establishment e al populismo.
“È però chiaro – continua la nota dei comitati sicilian di Possibile – che nessun percorso credibile per riparare tali ingiustizie può essere intrapreso con le stesse forze politiche che ne sono state responsabili negli anni di (mal)governo Lombardo e Crocetta. Auspichiamo, invece, che le altre forze politiche della sinistra comincino a condividere un percorso unitario e alternativo già a livello regionale. Ogni strabismo politico, rispetto al processo di unificazione della Sinistra su scala nazionale, si rivelerebbe incomprensibile e, probabilmente, imperdonabile. Le ragioni che difendiamo non possono attendere oltre, soprattutto qui in Sicilia. La vera discontinuità non debe stare solo nel nome del candidato alla Presidenza della Regione che proporrà il Partito democratico, bensì nel rompere ogni legame di affiliazione con la medesima classe politica che ha prodotto i danni che si vogliono emendare, con buona pace di ogni “federatore dell’impossibile” e di ogni ipotesi di improbabile “campo largo” da Alfano a Che Guevara. A quella parte di ‘noi’, vorremmo chiedere con De Andrè: ‘Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?’”
“Occorre partire – conclude Possibile – da quei diritti che qui in Sicilia vengono calpestati più che altrove. Da un lato, il diritto al lavoro, sul quale gravano ancora terribilmente gli intrecci di mafia, lavoro nero e precariato. Dall’altro, l’accesso universale ai diritti sociali e ai beni comuni: l’acqua pubblica, un ambiente salubre, demilitarizzato ed efficacemente protetto dagli incendi che lo stanno devastando, il pieno godimento della bellezza della nostra terra e delle nostre coste, la salute, lo studio, la ricerca, la cultura”.
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