Oltre 11 mila reperti archeologici provento di scavi clandestini sono stati sequestrati da carabinieri del nucleo per la Tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Palermo, in collaborazione con la sezione di Siracusa e la compagnia di Santo Stefano di Camastra.
Erano in due diverse abitazioni, a Caronia (Messina) e a Siracusa riconducili alla stessa persona che è stata denunciata per ricerche archeologiche non autorizzate e impossessamento di beni culturali appartenenti allo Stato, reati previsti dal “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”.
Gli oltre 11.000 reperti archeologici sono costituiti da lucerne, pesi da telaio, testine, oscilla, tessere di mosaico, elementi in pasta vitrea, elementi in bronzo, frammenti ceramici risalenti a varie epoche (arcaica, a vernice nera, rosa, di età medioevale), corredati da “pizzini” con l’indicazione dei siti archeologici siciliani di provenienza, tra cui Himera, Morgantina e Megara Hyblea
“Esprimo un grande plauso al maggiore Gianluigi Marmora e al Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri della Sicilia per l’attività investigativa che ha riportato a casa 11 mila reperti archeologici, illecitamente detenuti. Si tratta di un’importante azione nata dall’attività di vigilanza e controllo che trova origine nella collaborazione attiva con le Soprintendenze dei Beni culturali della Sicilia.
Iniziative come questa sono particolarmente importanti per garantire la tutela del patrimonio e far comprendere che l’appropriazione di beni provenienti da scavi o l’acquisto degli stessi sul mercato illecito arreca un danno inferto a tutta la comunità. Ho già parlato – ha sottolineato l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana, Alberto Samonà – con la Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Messina per garantire la fruizione di parte di questi reperti nei luoghi da cui provengono”
L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Patti ed era stata avviata dopo una segnalazione pervenuta alla Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Messina su scavi clandestini avvenuti nell’area archeologica di “Halaesa Arconidea” nel territorio di Tusa (Messina), sito risalente al 403 avanti Cristo.
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