Rapporto sul mercato del lavoro. Anief: ” Forza lavoro anziana”
Per il quinto anno ridotto il reddito delle famiglie in termini reali mentre l’occupazione giovanile si è ridotta di 786 mila posti di lavoro, mentre si conferma il movimento migratorio al centro e al nord dal sud e dalle isole. In un decennio, il numero di immatricolati alle università è sceso da 338 mila a 269 mila studenti, ovvero del 20.6 per cento in meno rispetto al 2003.
Vi sono nel 2012 tra i Neet (che non studiano e non lavorano) 2 milioni e 250 mila giovani, un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni, mentre uno su tre di essi si ritrova nel Mezzogiorno contro uno su sei al Nord e uno su cinque al Centro. Il tasso di disoccupazione, infatti, rispetto al titolo di studio conseguito da non più di tre anni, dimostra come vi sia un crollo di venti punti per i diplomati a differenza dei cinque punti per i laureati degli ultimi sei anni. A causa delle riforme delle pensioni introdotte negli ultimi 20 anni, si è ribaltato il rapporto della forza lavoro tra giovani (15-24 anni) e maturi (55-64 anni): nel 1993 i primi erano al 15 per cento e i secondi al 9 cento, nel 2012. I primi scendono al 6,5 per cento e i secondi salgono al 12 per cento. La forza di lavoro è divenuta troppo anziana, tanto che a fronte degli stessi livelli registrati in uscita dall’occupazione alla pensione intorno al 9 per cento nella classe 55-67 anni, gli stessi dopo la riforma Fornero sono scesi al 5 per cento. Infine, si registra tra il 2007 e il 2012 un aumento dei contratti a termine che ha superato quelli a tempo indeterminato, seguendo peraltro lo stesso andamento europeo cui sfugge la sola Germania.
Per Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, è necessario che il Governo intervenga subito nella conversione di tutti i contratti a termine superiori ai tre anni nel rispetto della direttiva comunitaria, sblocchi gli aumenti di stipendio, attui una riforma dell’apprendistato che immetta nel mondo del lavoro i ragazzi a 15 anni con l’alternanza allo studio obbligatorio fino a 19 anni o al termine della secondaria, distingua la contrattazione in base alle aree del Paese, riporti l’istruzione al centro del Paese potenziando l’orientamento tra la scuola superiore, l’università e il tutoraggio, permetta la retribuzione differita secondo le norme previgenti per ringiovanire la forza lavoro, apra un dialogo culturale verso l’area mediterranea al fine di agganciare lo sviluppo economico previsto anche nell’area africana, ripensi la devolution.