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Rapporto Legambiente: Catania vince l’ultimo posto

È stato diffuso ieri dall’associazione ambientalista insieme al Sole 24 Ore e Ambiente Italia il XX rapporto Ecosistema Urbano: oggetto dell’analisi i capoluoghi di provincia italiani e le loro eco-performance.

Nessuna buona notizia purtroppo emerge e la situazione del nostro paese sembra rimanere immobile. Dopo aver accuratamente analizzato i dati e dato i voti ai nostri centri urbani scopriamo che solo 11 città, quasi tutte nel settentrione, raggiungono appena la sufficienza.

Boom di sconfitte al sud e soprattutto in Sicilia, dove tre città si aggiudicano gli ultimi posti. Catania risulta l’ultima, tra i grandi centri urbani, con il più alto indice della produzione procapite annua di rifiuti (oltre 714,3 kg) e gli oltre 230 litri (230,3 l/ab/giorno) di acqua potabile consumata giornalmente dai catanesi. Siracusa invece batte tutte le città di media grandezza con il più basso livello di rifiuti differenziati, appena il 3%, e di cittadini trasportati dai mezzi pubblici (8 viaggi procapite all’anno). Tra le piccole città arriva ultima Caltanissetta con gli 0,76 metri quadrati procapite di verde fruibile e il 63% di capacità di depurare i reflui.

I primi posti invece spettano a Venezia, Trento e Belluno. La città marinara presenta la più bassa percentuale di auto procapite, solo 41/100 (basti pensare che a Catania è 73/100), la maggiore in quanto ad aree pedonali, verde fruibile, piste ciclabili e passeggeri trasportati dal servizio di tpl. Ma neanche al nord c’è da sorridere: nonostante la situazione sia nettamente migliore rispetto al meridione, nessun centro urbano in Italia raggiunge i limiti minimi previsti dalla legge. Così dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente :

“Se nell’insieme le nostre città sono congestionate e inquinate, fragili rispetto al rischio sismico e idrogeologico, in ritardo rispetto all’erogazione dei servizi esse rappresentano pure i luoghi ideali per le migliori soluzioni. Soluzioni che non possono più essere limitate a singoli e parcellizzati interventi ma devono rientrare in un disegno lungimirante e complessivo, che veda le città come fulcro della rinascita del Paese. Interventi mirati a migliorare qui la raccolta differenziata e là il trasporto pubblico, l’inquinamento acustico o la depurazione delle acque, non possono infatti dare risultati significativi se realizzati al di fuori di un progetto politico nazionale che riconosca alle città un ruolo centrale e imprescindibile”.

Cogliati Dezza infine esorta i cittadini a muoversi, a diventare “smart citizens”. Molte sono le cose che, da soli, possiamo fare per migliorare la nostra qualità di vita: rispettiamo le nostre città, stiamo attenti ai piccoli sprechi quotidiani, diminuiamo e differenziamo i rifiuti, utilizziamo meno le auto prediligendo i trasporti pubblici, cerchiamo la giusta risposta da parte delle amministrazioni.

Eleonora Giunta

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