Quote tonno rosso 2020: Sicilia e Calabria chiedono equa ripartizione
Quote tonno rosso 2020. Una nota congiunta al Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, da parte degli assessori regionali alla Pesca delle due regioni, l’esponente del Governo Musumeci, Edy Bandiera e il calabrese, Gianluca Gallo, perché si avvii un cambio di rotta sul tema del riparto nazionale delle quote tonno rosso.
Da qui la richiesta al Governo nazionale affinchè distribuisca, un volta per tutte, le quote in maniera proporzionale fra i diversi sistemi di pesca, con particolare considerazione alle imprese di pesca artigianale e alle tonnare fisse. Ciò al fine di rispettare i principi fondamentali di equità, sostenibilità finanziaria ed equilibrio tra tutti gli operatori, previsti dal Regolamento comunitario vigente.
Quote tonno rosso 2020: un’occasione per riequilibrare il sistema
“Ancora una volta, il decreto emanato il 20 aprile sulla campagna di pesca del tonno rosso per l’anno in corso, continua ad assegnare le nuove quote disponibili ad imbarcazioni già in possesso di altre quote, a discapito dei piccoli pescatori e di nuove imprese di pesca – spiega l’assessore per la Pesca Mediterranea Edy Bandiera – Più volte ho rappresentato la questione alla Ministra Bellanova.
È ora di passare dalle ai fatti. La pazienza della nostra marineria ha un limite ed è stato superato. Da oltre due anni, conduciamo una battaglia affinchè l’aumento delle quote pescabili, dopo anni di misure restrittive causate dal sovra sfruttamento di molti stock ittici, sia l’ occasione per riequilibrare il sistema, invertendo la dannosa tendenza che da vent’anni penalizza la pesca siciliana.
La nostra marineria vanta una tradizione storica ma, essendo costituita principalmente dal sistema di pesca del palangaro, è stata estromessa da un assegnazione significativa di quote (a vantaggio del sistema di pesca della circuizione), finendo con l’essere ulteriormente indebolita da un sistema basato sui parametri delle dotazioni storiche, che avvantaggia ulteriormente la gestione di grandi imprese, nel nome di un potere di mercato strutturato in ristretto oligopolio”.