di Filippo La Torre
Palermo, 25 Mar. – Possiamo stare a menarcela finché vogliamo ma in fondo, ma proprio in fondo, capisco la decisione dell’Heliantide Reggio Calabria di non obliterare il biglietto che avrebbe permesso loro di attraversare lo Stretto per ottemperare a un impegno di calendario sotto le pendici Monte Pellegrino.
Anzi, il biglietto non l’hanno proprio acquistato. Capisco la loro decisione, ripeto, urgono bisogni più impellenti e ogni centesimo ben risparmiato è un ulteriore passo verso la chimera della serie A.
Le scadenze arrivano e gli stipendi bisogna pur pagarli. Anche qui, molto più ad occidente, stessa identica esperienza e ancora ce ne dogliamo. E ne ho ingoiati di bocconi amari girando per le italiche piazze. Ho incontrato tanti galantuomini ma anche altrettanti nani e ballerine.
Da qualcuno mi sentivo apostrofare: “Noi non abbiamo mercenari, mettiamo in campo soltanto sangue del nostro sangue!”. Ma era soltanto evidente rabbia e la non accettazione della sconfitta. Qualche altro, mostrando un savoir-faire condito da traboccante livore, se ne usciva con la classica espressione: “Noi puntiamo tutto sulle giovanili, non buttiamo soldi per gli stranieri!”. Dove per straniero s’intende anche un giocatore della porta accanto.
Ma siccome gli umani spesso dicono quello che non pensano, decisi di trasformarmi in cinese e di aspettare pazientemente sul greto del rugby ipocrita alcuni cadaveri che avrebbero supportato alcune mie strampalate teorie.
E qualcuno lentamente sta arrivando. Per carità, ognuno con i propri soldi, e fino a ieri anche con quelli degli utenti, fa quello che vuole ma evitiamo di assumere la veste della volpe. E allora amichevole interloro, ché io mi sono distaccato e mi diverto oggi a raccattare soltanto le briciole del nostro meraviglioso sport.
In cambio ho ottenuto un pezzo di libertà in più. Ho meno corporeità adesso, e osservo con più misticismo quello che forse altri non vedono, abbagliati dal mito della vittoria a tutti i costi.
Ieri ho seguito con interesse la partita dell’under 16 tra il Palermo e la Logaritmo Messina, ma la cosa più bella, a fine partita, è avere stappato una bottiglia di vino per berla assieme a mio compare Pietro Roccia, coach della squadra palermitana, quello del “The rugby is life!”.
Poi, mentre ero seduto a un bar bettola con la squadra dell’Amatori Palermo, mi sono arrivati echi di aggressione all’arbitro e di rissa in campo durante l’incontro Iron Team vs Logaritmo Messina.
Guardavo le cinquanta bottiglie vuote di birra rimaste sopra il tavolo, mentre il liquido biondo mi comprimeva il basso ventre, e ho avuto un pensiero maligno: educhiamo i nostri bambini al culto della dea Cerere!
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