PALERMO – A settembre gli stipendi dei lavoratori delle province e delle partecipate, dove si scontano già ritardi, potrebbero essere a rischio e con essi molti dei servizi erogati da questi enti, a partire da quelli scolastici. Licei linguistici provinciali, licei musicali, scuole per ottici e corallai potrebbero, ad esempio, non riprendere le attività dopo l’estate se la riforma conseguente all’abolizione delle Province non prende subito la giusta strada, con conseguenze non solo sul personale ma anche su migliaia di studenti.
A lanciare l’allarme sono la Cgil Sicilia e la Funzione pubblica regionale che hanno oggi tenuto una conferenza stampa per presentare la loro idea di riforma delle Province e annunciare il sit- in di protesta dei lavoratori che si terrà domani alle 11 davanti l’assessorato alle Autonomie locali e Funzione pubblica (via della Regione siciliana 2226). “La riforma – ha detto Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia – può essere un’opportunità per sburocratizzare, decentrare compiti della regione, dare impulso allo sviluppo a partire dal territorio, migliorare alcuni servizi promuovendo economie di scala. Ma perchè questa opportunità si realizzi occorre avere le idee chiare sugli assetti e affrontare le criticità nei tempi più brevi evitando commissariamenti prolungati, che cozzano con l’idea di rinnovamento, e situazioni transitorie che finirebbero col fare perdere per strada gli obiettivi iniziali dell’operazione”.
Secondo Cgil e Fp, bisogna ad esempio evitare che il numero dei liberi consorzi di comuni superi quello delle attuali province. “Una eccessiva frammentazione- ha detto Beppe Citarrella, del centro studi della Cgil – a fronte di tre grandi città metropolitane renderebbe impossibili le economie di scala”. Inoltre, secondo la Cgil, “bisogna affidare i liberi consorzi ai sindaci, a coloro cioè che rispondono direttamente ai cittadini del loro operato, semplificando su ambiti cruciali come i rifiuti e l’acqua”. “La manifestazione di domani- ha sostenuto Enzo Abbinanti, della segreteria della Fp Sicilia- è per chiedere che su tutta la partita si apra un tavolo unico di confronto. Per arrivare a chiudere l’anno – ha aggiunto- tra mancati trasferimenti dello Stato e tagli della Regione mancano 140 milioni. Questo è un problema – rileva- da risolvere perché, se certamente siamo favorevoli ai tagli dei costi della politica non accettiamo che le contraddizioni di mancate e tempestive soluzioni si scarichino sui lavoratori e sull’utenza”. I lavoratori delle Province siciliane sono 6.500, ai quali se ne aggiungono altrettanti tra docenti e dipendenti delle partecipate.
“Il solo liceo linguistico provinciale di Palermo- ha affermato Mimma Argurio, della segreteria regionale Cgil- ha duemila studenti e 200 docenti la metà dei quali precari che attendono di sapere quale percorso li attende. Ci sono inoltre scuole uniche, come quella degli artigiani del corallo di Trapani, che non hanno un corrispettivo statale, per le quali la situazione è ancora più complicata. Il governo deve dire subito cosa intende fare- ha sottolineato- e prospettare un’idea complessiva per le partecipate”. Che l’idea che sta a base dell’abolizione delle province sia positiva la Cgil non ha dubbi “purchè si istituiscano al più presto queste aree vaste di secondo livello- ha detto Pagliaro- cui decentrare funzioni oggi svolte dalla regione – tra queste formazione, mercato del lavoro, agricoltura, turismo – e dare il compito di organizzare lo sviluppo del territorio e dei servizi”. “L’area vasta di secondo livello- ha affermato Citarrella- esiste in tutti i paesi europei con risultati positivi nell’ottica dell’economia di prossimità”. Tra i problemi da affrontare ci sarà anche quello della ripartizione dei debiti delle Province, che tra residui passivi e mutui con la Cassa depositi e prestiti ammontano a 2 miliardi.
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