Cronaca

Protesta superstrada Catania-Ragusa, sindaci consegnano fasce a Musumeci

Protesta superstrada Catania-Ragusa. I sindaci del Sud-Est della Sicilia, in segno di protesta verso il governo nazionale per la mancata decisione sulla realizzazione della superstrada Catania-Ragusa, stamane hanno consegnato simbolicamente le loro fasce tricolori al governatore dell’Isola Nello Musumeci.
Un fronte comune, quindi, tra Regione ed enti locali per tornare a chiedere a viva voce l’esecuzione di un’arteria stradale considerata fondamentale per lo sviluppo economico e turistico della Sicilia sud-orientale. Ma soprattutto per capire chi – dopo le rassicurazioni giunte dai ministri per il Sud Barbara Lezzi e per le Infrastrutture Danilo Toninelli – ha bloccato l’opera al Cipe e perché agli otto sindaci, che ne hanno fatto richiesta, è stato negato l’accesso agli atti.
Nel Palazzo della Regione nella Città etnea, oltre al presidente Musumeci e all’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, erano presenti il sindaco metropolitano di Catania Salvo Pogliese e i primi cittadini di Ragusa Giuseppe Cassì, di Carlentini Giuseppe Stefio, di Chiaramonte Gulfi Sebastiano Guerrieri, di Licodia Eubea Giovanni Verga, di Lentini Saverio Bosco, di Vizzini Vito Cortese e l’assessore di Francofonte Giuseppe Vinci.

Protesta superstrada Catania-Ragusa: la Regione portavoce del disagio della comunità

Il sindaco di Carlentini Giuseppe Stefio, a nome di tutti colleghi, ha ringraziato Musumeci per la vicinanza della Regione e gli ha chiesto di farsi portavoce «del disagio profondo delle comunità» nei confronti del governo nazionale per avere «mortificato le aspettative di un territorio di oltre seicentomila persone, che aspetta di uscire dall’isolamento nel quale si trova».
Il presidente ha chiesto loro di aspettare fino alla prossima seduta del Comitato interministeriale per la programmazione economica, prevista a giorni, per una decisione definitiva.
«Siamo molto preoccupati – sottolinea il governatore – della condotta dell’esecutivo nazionale. Si procede a zig zag: quando tutto sembra essere arrivato al traguardo si riparte da zero. Aspetteremo ancora qualche giorno, ma se anche questa volta non dovesse arrivare una risposta chiara, netta e soprattutto decisiva metteremo in campo azioni di protesta civili, ma clamorose. Mi chiedo chi abbia interesse a bloccare quest’opera e soprattutto per quale motivo. Siamo ancora parte dell’Italia o qualcuno a Roma pensa che la Sicilia sia una colonia? Sia chiaro, questo non lo consentiremo a nessuno».
Redazione

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