Proroga di 15 giorni a Bellolampo ma l’emergenza resterà per anni

La discarica di Bellolampo potrà accogliere i rifiuti di tutti i Comuni della provincia di Palermo fino al 28 febbraio prossimo. E’ il risultato del decreto che l’Assessore dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, Vania Contrafatto ha firmato ieri sera per prorogare la scadenza fissata ad oggi e scongiurare una nuova emergenza rifiuti.
La Rap società pubblica che gestisce gran parte dell’impianto ha, infatti, dato il via libera all’utilizzazione ma solo per altri 15 giorni, il tempo necessario per trovare soluzioni alternative.
In effetti la regione ha provato a rivolgersi ad altre discariche della Sicilia occidentale ricevendo risposte negative: appare quindi improbabile che entro la fine del mese possa maturare qualche novità e, dunque, il problema è stato solo spostato nel tempo.
Sono anni ormai che l’amministrazione regionale si avvita su se stessa senza cavare un ragno dal buco: gli inceneritori che vengono usati in gran parte del territorio nazionale sono stati dipinti come il “male assoluto”.
Una volta c’è il rischio inquinamento, un’altra le aziende che fanno cartello e ad avvolgere tutto, le mani della mafia cui farebbe gola l’affare.
Ora è probabile che anche nei termovalorizzatori di ultima generazione ci sia un minimo di impatto ambientale, ma qual è l’alternativa? Lasciare montagne di rifiuti agli angoli delle strade? Continuare con le discariche a cielo aperto che ammorbano l’aria e riempiono di percolato la terra? Aspettare che l’Unione Europea ci rifili la solita multa per infrazione alle normative?
C’è una sola verità: in Sicilia non si può fare tutto ciò che nel resto del mondo è normale: dopo la “fatwa” di inizio mandato, di fronte all’evidenza, Crocetta sembra aver metabolizzato l’idea di costruire tanti piccoli impianti di smaltimento. Ma, conoscendo la “volatilità” dei convincimenti del Presidente e i tempi biblici dell’amministrazione regionale per le gare d’appalto, dovremo convivere con l’emergenza per tanti anni ancora.