Processo The end, udienze per l’abbreviato e l’ordinario

E’ stata dedicata alle arringhe degli avvocati difensori, l’udienza di oggi del processo con rito abbreviato. scaturito dall’inchiesta the End, l’operazione dei carabinieri che nella notte tra il 30 …

{jumi [code/google200x200.html] }

di redazione

E’ stata dedicata alle arringhe degli avvocati difensori, l’udienza di oggi del processo con rito abbreviato. scaturito dall’inchiesta the End, l’operazione dei carabinieri che nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre del 2010 tra Partinico, Borgetto, Carini e Balestrate portò all’arresto di 23 persone accusate di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento aggravato a vario titolo. Per gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, il pubblico Ministero Francesco Del Bene ha chiesto condanne per 16, 15, 12 e 9 anni. Si tratta di Giovanni e Leonardo Vitale che sarebbero stati a capo del mandamento e per i quali è stata chiesta la pena massima, Alfonso Bommarito 46 anni, Antonino Giambrone 32 anni, figlio di Giuseppe, presunto boss di Borgetto già detenuto, Francesco Alfano 48 enne, Antonio Lo Biundo 30 anni, Pietro Orlando 53 enne, Elviro Paradiso 30 anni, Santo Salvaggio 30 enne, Alfonso Scalici 59 anni, Francesco e Giovanni Battista Tagliavia rispettivamente di 48 e 27 anni, Gioacchino Guida 33 enne, Roberto Pitarresi 42 enne ed Ambrogio Corrao di 51 anni. Per Domenico Cassarà, il titolare di un rifornimento di benzina, coinvolto successivamente nell’inchiesta e accusato di non avere ammesso di pagare il pizzo, sono stati chiesti 8 mesi di reclusione. In base alla ricostruzione della Procura, diversi imputati avrebbero partecipato a summit mafiosi in presenza dell’allora boss latitante Domenico Raccuglia. Inoltre, avrebbero gestito gli affari illeciti non solo a Partinico, ma anche a Borgetto e Carini, imponendo il pizzo e diverse forniture di calcestruzzo ad imprenditori della provincia di Palermo, danneggiando e incendiando le auto di quelli che avrebbero tentato di opporsi. Il dibattimento, presieduto dal giudice Michele Alaimo, è cominciato il 16 dicembre scorso. Le sentenze potrebbero arrivare a fine mese. Intanto, sempre oggi, nuova udienza del procedimento giudiziario sulla stessa inchiesta, cominciato lo scorso 6 febbraio con il rito ordinario, che vede coinvolti , i partinicesi Alessandro Aracabascio, 38 anni, Gianfranco Brolo, 41 anni, Francesco Paolo di Giuseppe, 53 anni, Roberto Rizzo 37 anni, Salvatore Lamberti, 80 anni, Lorenzo Lupo 59 anni, entrambi di Borgetto, Salvatore Cataldo 63 anni di Carini, Carmelo Culcasi, 71 anni di Villagrazia di Carini, Girolamo Guzzo 48 anni, Antonino Lu Vito, 56 anni. Davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo, questa mattina è stato ascoltato l’imprenditore Andrea Impastato di Montelepre, già condannato per la sua vicinanza con Bernardo Provenzano e attualmente detenuto. L’uomo, interrogato dai giudici, ha riferito di una richiesta di pizzo, effettuatagli nel corso di un incontro, avuto il 9 luglio del 2009 in un centro commerciale di Partinico, con Alessandro Arcabascio. Quest’ultimo per conto dei Fardazza, gli avrebbe chiesto 10 mila euro per le forniture di cemento fatte dalla sua azienda in territorio di Partinico. Ma Andrea Impastato, che a quell’appuntamento si sarebbe presentato con uno dei suoi figli, avrebbe rammentato al suo interlocutore che la propria azienda era sottoposta ad amministrazione giudiziaria e che quindi non avrebbe potuto corrispondere la richiesta. Una settimana dopo, Arcabascio avrebbe fissato un altro appuntamento, stavolta in un bar che insiste sulla sp1, dove insieme a lui si sarebbe presentato direttamente il presunto capo mandamento Leonardo Vitale. Quest’ultimo, minacciando ritorsioni, sarebbe tornato a chiedergli 10 mila euro, attraverso il rincaro dei prezzi nelle forniture.