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di redazione
Sono attese per l’11 aprile le sentenze del processo The End, presieduto dal giudice Michele Alaimo, contro gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Ieri l’ultima udienza, conclusa con le arringhe finali degli avvocati difensori. Martedì prossimo, dunque, subito dopo le festività pasquali, si saprà se verranno accolte le pesanti richieste di condanne, avanzate dal Pubblico Ministero Francesco Del Bene, a 16, 15, 12 e 9 anni di reclusione. Dietro le sbarre, in questo procedimento scaturito dall’operazione dei carabinieri che nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre del 2010 tra Partinico, Borgetto, Carini e Balestrate portò all’arresto di 23 persone, ci sono Giovanni e Leonardo Vitale che sarebbero stati a capo del mandamento, Alfonso Bommarito 46 anni, Antonino Giambrone 32 anni, figlio di Giuseppe, presunto boss di Borgetto già detenuto, Francesco Alfano 48 enne, Antonio Lo Biundo 30 anni, Pietro Orlando 53 enne, Elviro Paradiso 30 anni, Santo Salvaggio 30 enne, Alfonso Scalici 59 anni, Francesco e Giovanni Battista Tagliavia rispettivamente di 48 e 27 anni, Gioacchino Guida 33 enne, Roberto Pitarresi 42 enne ed Ambrogio Corrao di 51 anni. Tutti sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e danneggiamento aggravato a vario titolo. Per Domenico Cassarà, il titolare di un rifornimento di benzina, coinvolto successivamente nell’inchiesta e accusato di non avere ammesso di pagare il pizzo, sono stati chiesti 8 mesi di reclusione. In base alla ricostruzione della Procura, diversi imputati avrebbero partecipato a summit mafiosi in presenza dell’allora boss latitante Domenico Raccuglia. Inoltre, avrebbero gestito gli affari illeciti non solo a Partinico, ma anche a Borgetto e Carini, imponendo il pizzo e diverse forniture di calcestruzzo ad imprenditori della provincia di Palermo, danneggiando e incendiando le auto di quelli che avrebbero tentato di opporsi.
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