Processo Cuffaro. Il pg chiede la condanna a 13 anni di carcere
Il procuratore generale Luigi Patronaggio ha chiesto la condanna a 13 anni di reclusione, in continuazione, dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro accusato di concorso in associazione mafiosa…
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di redazione
Il procuratore generale Luigi Patronaggio ha chiesto la condanna a 13 anni di reclusione, in continuazione, dell’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro accusato di concorso in associazione mafiosa. In primo grado il politico, che sconta una condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, era stato prosciolto con la formula del non doversi procedere per ne bis in idem.
Secondo il procuratore generale l’ex governatore avrebbe «avvantaggiato il mandamento mafioso di Brancaccio, la famiglia mafiosa di Villabate e concretamente gli interessi di Cosa nostra e di Bernardo Provenzano nella sanità attraverso Michele Aiello». Due giorni fa Patronaggio nella sua requisitoria aveva anche letto in aula un’intercettazione ambientale inedita che risale all’8 ottobre del 1998. In quell’occasione un indagato, nell’ambito di un’indagine contro la mafia delle Madonie, Giorgio Liberto, avrebbe detto ai suoi interlocutori di stare attenti alle microspie. Nella stessa conversazione l’uomo, senza sapere di essere intercettato, dice di non preoccuparsi piu’ di tanto: ‘non c’e’ problema, c’e’ Cupparo’. Secondo il magistrato si tratterebbe di Salvatore Cuffaro ‘ma il nome e’ stato trascritto male’. Ecco perche’ quest’intercettazione non sarebbe mai emersa. Inoltre Patronaggio ha ricordato l’incontro tra Cuffaro e l’ex mafioso Angelo Siino finalizzato sempre all’appoggio elettorale. “Non credo – ha detto il pg – all’idea di un Cuffaro sprovveduto che non sa chi ha davanti, che non conosce lo spessore criminale dei suoi interlocutori. Siino aveva stretto mani che grondavano sangue, mani di boss come Santino Pullarà”. Insomma per il procuratore generale che ha chiesto la condanna a 13 anni per Cuffaro, il processo per concorso esterno in associazione mafiosa, non può concludersi con il proscioglimento per ne bis in idem.