‘Primo approdo’, a Lampedusa una scuola di formazione interuniversitaria per un’accoglienza sostenibile
L’immigrazione non è un’emergenza, ma un processo complesso che va governato con competenze e senso dell’umano: a Lampedusa in questi giorni giovani scienziati sociali si incontrano per l’VIII Scuola di Alta Formazione in Sociologia del Territorio Per il secondo anno consecutivo nell’isola siciliana, dal 13 al 20 settembre 2018, si tiene l’VIII Scuola di Alta Formazione in Sociologia del Territorio – coordinata dai professori Carlo Colloca (Università di Catania) e Antonietta Mazzette (Università di Sassari) – sul tema: “A Lampedusa per progettare e realizzare un’accoglienza sostenibile”.
La Scuola ha l’obiettivo di proporre una formazione interdisciplinare fra sociologia, diritto e architettura, per contribuire a delineare il profilo di tecnici e professionisti dell’accoglienza che sappiano essere di supporto alle istituzioni che gestiscono i flussi migratori, avendo presente la necessità di conciliare le esigenze degli autoctoni con le domande di riconoscimento di diritti dei migranti.
Il corso è stato inaugurato giovedì scorso dal sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, che ha salutato gli allievi sottolineandone “l’eroicità”, perché in tempi di facile propaganda ci sono giovani che hanno voglia di conoscere il problema della migrazione e costruire risposte sostenibili. La coordinatrice nazionale dei Sociologi del Territorio, Antonietta Mazzette, ha concentrato la riflessione sui vecchi e nuovi diritti di cittadinanza, al di là della provenienza geografica, del genere, dell’età e della condizione sociale.
Mentre le giuriste Gianna Masu e Enrica Rigo (rispettivamente dell’Università di Sassari e di Roma Tre) hanno inquadrato la tematica dei migranti nell’architettura delle norme internazionali, europee e nazionali e la loro ricaduta su popolazioni e territori. Nell’intervento conclusivo Carlo Colloca, docente di Sociologia del Territorio presso il dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, e già Consulente della Comm.ne Parlamentare di Inchiesta sul Sistema Accoglienza Migranti (XVII Legislatura), ha messo in risalto il ruolo del sapere scientifico perché possa essere considerato un supporto degli amministratori e delle società locali.
Tra i promotori della summer school lampedusana ci sono le Università di Catania e di Sassari, il Laboratorio di Progettazione, Sperimentazione ed Analisi di Politiche pubbliche e Servizi alle Persone dell’Ateneo di Catania (Laposs), l’Associane Italiana di Sociologia, il Comune di Lampedusa e Linosa, l’Anci, l’Istituto Enciclopedia Italiana-Treccani, l’Ordine Assistenti sociali Regione Sicilia (che riconosce 45 crediti formativi), l’Enac e l’Ast Aeroservizi (che ospitano le attività didattiche della Scuola).
Tra i numerosi esperti e testimoni che incontreranno i corsisti vi sono il prefetto di Agrigento Dario Caputo, padre Michael Czerny (Sottosegretario Sezione Migranti e Rifugiati del Vaticano), Marco Rizzo (coautore di “Salvezza”, Graphic Novel, Feltrinelli, 2018), il medico Pietro Bartolo, responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa-Asp Palermo, Antonella Agnoli, assessore alla Cultura del Comune di Lecce, e inoltre docenti di varie università, tra cui Milano-Bicocca e Politecnico di Torino.
Mentre la Scuola di Alta Formazione in Sociologia del Territorio sta sviluppando la sua attività didattica e di ricerca, l’Isola sta registrando l’arrivo di cittadini provenienti dalla Tunisia e non soltanto, soprattutto donne e minori, in continuità con un processo migratorio che non sembra essersi mai interrotto, seppure siano cambiate le modalità di fuga: si parla di “micro-sbarchi”.
Ad esempio, fra le notti del 12 e del 13 settembre u.s., fino alle ore 12 del 14 settembre, con più sbarchi, sono arrivate ben oltre 200 persone. Si sono servite, in particolare, di piccole imbarcazioni, con il rischio di terminare il carburante durante la navigazione. Se non vi fosse l’intervento salvifico della Guardia Costiera e delle forze dell’ordine italiane la traversata potrebbe concludersi drammaticamente.
Di questi migranti, sbarcati non soltanto al molo Favarolo, si stanno facendo carico tanti lampedusani, a partire dagli operatori delle strutture sanitarie locali. I sociologi del territorio si occupano tradizionalmente di ciò che accade nei luoghi, e i fatti di queste ore sopracitati, sono diventati necessariamente materia viva di riflessione della Scuola di Alta Formazione.