Prete del trapanese invita le donne a non denunciare i mariti violenti

“In un Paese dove ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo, marito, compagno o amante, assistiamo increduli alla dichiarazione shock di un prete che suggerisce alle proprie parrocchiane del comune di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, a non denunciare la violenza domestica, al fine di preservare il sacro vincolo del matrimonio“.

La denuncia arriva da Cecilia D’Elia, Portavoce Conferenza Nazionale delle Democratiche e Milena Gentile, Referente per la Sicilia del Coordinamento nazionale della Conferenza delle Democratiche.

“Una presa di posizione di grave irresponsabilità. In virtù della difesa a tutti i costi della famiglia, si invita a tacere anche davanti alla violenza domestica. Un prete che dice di non abbandonare il tetto coniugale per delle sciocchezze, le stesse che spesso conducono alla morte di una donna, vanifica gli sforzi che da anni istituzioni, associazioni e centri antiviolenza stanno portando avanti.

“La più grande difficoltà è da sempre convincere le donne a sottrarsi alla violenza del partner già alle prime avvisaglie, soprattutto se sono prive di autonomia economica. E in Sicilia sono davvero tante. Chi si occupa da tempo delle dinamiche relazionali violente è ben consapevole che la violenza segue un crescendo purtroppo oramai noto, che dalla sottomissione psicologica e fisica conduce alla privazione della libertà, sino ad arrivare ai maltrattamenti che spesso culminano in persecuzioni e femminicidi, specie quando la donna decide di ribellarsi. 

La Chiesa deve essere un rifugio non può alimentare i sensi di colpa e le paure delle donne. Affermare che, in caso di denunce, la magistratura potrebbe affidare i figli a istituti o a famiglie estranee, come ha affermato lo stesso Padre Crociata, è di una gravità estrema” concludono.

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