Presti e Reza tornano a Librino: “Laudato sii, o mi Signore”. È un inno alla gioia quello che rischiara il cielo di Librino. Dopo l’improvviso buio delle Rocce di Taormina, a seguito della sentenza del Cga «che ha offeso i sogni di un’intera comunità», il mecenate Antonio Presti – come annunciato – prosegue nel suo percorso artistico e spirituale, volgendo lo sguardo a quella periferia catanese da sempre amata e da vent’anni al centro dei suoi grandi progetti culturali.
Il ritorno del rinomato fotografo franco-iraniano di National Geographic Reza Deghati – questa volta accompagnato dal pluripremiato fratello e collega Manoocher – segna un nuova tappa del lungo viaggio del presidente di Fiumara d’Arte, che ha sempre manifestato con forza il suo impegno etico e civile per la difesa del bene comune. Prende il via, in questi giorni, il progetto “Il Cantico di Librino”, installazione fotografica monumentale su migliaia di pali della luce del quartiere, dell’Asse dei servizi e della strada che conduce all’aeroporto, dove i protagonisti saranno gli stessi abitanti, immortalati dai dieci fotografi siciliani Arianna Arcara, Luigi Auteri, Valentina Brancaforte, Cristina Faramo, Claudio Majorana, Alessio Mamo, Orazio Ortolani, Maria Sipala, Alessandro Vullo, coordinati da Antonio Parrinello.
I ritratti saranno stampati su giganteschi banner dove verranno impresse le parole d’amore ispirate alla preghiera universale di San Francesco: un lavoro di ricerca volto a costruire un senso di condivisione che parte dalla fruizione artistica quotidiana. Un messaggio spirituale per tutti gli abitanti della periferia catanese: il ciclo della vita passa sì dalla morte, ma si consegna sempre alla rigenerazione. La semina di bellezza, che Antonio Presti coltiva instancabilmente, si rinnova dunque ancora una volta tra le 9000 formelle artistiche della più grande scultura in terracotta del mondo, la Porta della Bellezza, realizzata da 2000 mamme e 2000 bambini, oggi simbolo di un impegno per la gente, con la gente: «Un ringraziamento pubblico d’amore va a tutti gli abitanti di Librino che in questi sei anni l’hanno rispettata, protetta e difesa – spiega Presti – contribuendo a trasformarla in archetipo identitario del quartiere».
Reza Deghati, noto per il suo intrepido modo di fotografare persone nei luoghi più esotici e nelle periferie del pianeta, considera l’impegno assunto a Librino nel 2011 come un progetto pilota – poi sviluppato in gran parte del mondo – che consente di dare voce, oltre che un volto, ai diversi racconti di degrado: la collaborazione vede riattivarsi e accrescere il patrimonio dell’archivio socio-antropologico del Museo Internazionale dell’Immagine – Terz’Occhio Meridiani di Luce, dedicato al macro quartiere catanese.
Il fotografo donerà a Librino cinque gigantografie che saranno installate sulle facciate dei palazzi. Si tratta di una selezione fra i lavori più importanti dell’artista: «Torno a Catania per mantenere una promessa fatta ai bambini di Librino – spiega – sono orgoglioso di essere al fianco di Presti per concludere un progetto che mi ha consentito di accogliere un valore etico prima ancora che professionale». La fotografia, in questo senso, funge da riflettore acceso sulle vie nascoste della periferia Sud Ovest di Catania, ma anche sull’anima dei suoi abitanti, per riscoprire la vastità dei percorsi umani possibili dell’universo interiore.
«A Librino abitano le nuove generazioni del capoluogo etneo – afferma il mecenate – questa periferia è la municipalità con la maggiore presenza di giovani, qui vive quasi il 20% dei ragazzi catanesi tra i 14 e i 19 anni; a Librino nasce e cresce il futuro della città. Oggi si celebra una rinascita che la Fondazione vuole condividere con le istituzioni cittadine: dall’Istituto Autonomo Case Popolari all’ente aeroportuale, dall’Amministrazione comunale alla Città Metropolitana, tutte invitate a visionare e contribuire al progetto». Questo il risultato del contributo di Presti e Reza.
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