Povertà Sicilia regione europea più a rischio

Povertà Sicilia regione europea più a rischio. La Sicilia è, in Europa, la regione con il più alto tasso di persone a rischio povertà: il 41,8%. Nell’Isola un terzo dei giovani tra 15-24 anni (il 31,9%) non studia né lavora (Neet). Ancora, una bimba nata in Sicilia nel 2016 ha una speranza di vita di due-tre anni in meno di una bambina nata altrove.

Anche rispetto al nord Italia: 83,8 anni a Palermo, 86,3 a Trento. Sono i dati di una ricerca sull’attuazione in Sicilia del Sia (Sostegno all’inclusione attiva), la misura contro la povertà adottata nel paese nel 2016 e che, da quest’anno, ha ceduto il passo al Rei (il Reddito d’inclusione). Quest’ultimo è la prima misura strutturale, non tampone, a essere stata adottata in Italia per fronteggiare le situazioni di marginalità sociale.

È figlio del confronto tra Governo nazionale e Alleanza contro la povertà, la rete che nel paese collega 37 tra associazioni, sindacati, enti e movimenti del terzo settore. Ne è scaturito un Memorandum firmato congiuntamente – la prima volta di un documento Governo-associazioni per le politiche socioassistenziali – che il 14 aprile di un anno fa ha gettato le basi del decreto delegato che dal primo gennaio ha reso operativo il Rei.

La ricerca è stata illustrata da Liliana Leone, direttrice del Cevas, il centro di studi sulle politiche pubbliche con sede a Roma. In Sicilia ha coinvolto 47 distretti sociosanitari su 55 scegliendo Palermo come il luogo di uno degli otto studi di caso svolti in Italia.

Povertà Sicilia cinque volte più elevata che nel nord Italia

L’indagine rivela che “l’incidenza della povertà relativa in Sicilia nel 2015 è quasi cinque volte più elevata che nel nord Italia”. In pratica, del 25,3% contro il 5,4%. Ancora, che è 2,5 volte maggiore della media italiana. Ciononostante, informa il report che in Sicilia, che ha una popolazione pari al 29% del totale nazionale, operano il 21% degli assistenti sociali attivi nel paese.

E quanto a Palermo, nel capoluogo dell’Isola il tasso di occupazione tra 15 e 64 anni, nel 2015, è “tra i più bassi d’Italia”. Non solo. Mostra anche un pesante gap di genere: si attesta infatti al 50% per gli uomini ma si ferma al 26,5% per le donne. A Palermo, inoltre, “gli stranieri nel 2015 rappresentano il 3,9% della popolazione residente e l’incidenza più elevata tra le otto circoscrizioni si registra nella prima con oltre un cittadino su cinque”. La prima, è quella che comprende i quartieri Tribunali-Castellammare, Palazzo Reale, Monte di Pietà.

Serve un piano regionale. I dati sono stati al centro del meeting (Contrastare la povertà per la crescita della Sicilia), organizzato a Palermo dall’Alleanza e svoltosi nella sede della Missione Speranza e Carità. Un modo per rendere omaggio alla protesta silenziosa del missionario laico Biagio Conte, che nei giorni scorsi ha inscenato una silenziosa protesta, digiunando e dormendo per strada per “stare al fianco”, come ha detto, di chi non ha casa né lavoro.

Povertà Sicilia, Musumeci: “Avviata manovra per ridare fiato alle imprese”

“In Sicilia – ha dichiarato in una nota il presidente della Regione, Nello Musumeci – abbiamo avviato una manovra anticiclica che rimetta in circolazione, prestissimo, almeno un miliardo di euro, per ridare fiato alle piccole e medie imprese, dall’edilizia all’agricoltura, dall’artigianato alla pesca, dall’innovazione tecnologica al turismo. Una cura ricostituente per riportare in carreggiata la nostra Isola e avviare una seria inclusione socio-lavorativa”.

“I dati allarmanti resi noti dal Cevas – continua – confermano le nostre denunce sulla incapacità della Regione a gestire, nel passato, una serie politica degli investimenti e a perseguire un chiaro modello di sviluppo. Inoltre, al nuovo governo nazionale chiederemo una sorta di ‘Piamo Marshall’ per le aree interne dell’Isola, travagliate da un profondo degrado e da una desertificazione di risorse umane che, se non arrestate in tempo, potrebbero pregiudicare ogni futura possibile crescita”.