Nel 2019, il 22,4% dei giovani siciliani ha lasciato la scuola senza avere conseguito un diploma o una qualifica professionale.
Quasi 10 punti al di sopra della media nazionale, insomma, in un periodo a cui non si erano ancora aggiunte le difficoltà legate alla pandemia.
Si chiama “Le mappe della povertà educativa in Sicilia” il report realizzato da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Il report è statopresentato oggi, martedì 22 giugno alle 16.30 in diretta streaming dal sito di Fondazione Sicilia (www.fondazionesicilia.it), che ha ospitato l’evento.
Alla presentazione hanno preso parte Raffaele Bonsignore, presidente di Fondazione Sicilia, Gaetano Armao, vicepresidente e assessore all’economia della Regione Sicilia, Vincenzo Smaldore, direttore editoriale Openpolis, Giorgio Righetti, direttore generale ACRI, Marco Rossi-Doria, presidente di Impresa sociale Con i Bambini, Giovanna Messina, coordinatrice del progetto “Dappertutto. Territori e Comunità per inventare il futuro” del Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci, Angelo Moretti, project leader di “PFP, Progetti Formativi Personalizzati con budget educativi”, di Rete di economia sociale internazionale. Ha moderato Giovanni Pepi, giornalista, autore di “Se è così” blog di politica e fotografia.
“Fondazione Sicilia ha da sempre tra i propri obiettivi una lotta senza quartiere alla povertà educativa, che riteniamo essere – afferma il presidente, Raffaele Bonsignore – il principale ostacolo alla crescita dei giovani. Per queste ragioni abbiamo accolto con entusiasmo la presentazione del report sulle povertà dell’isola, indispensabile per comprendere e affrontare le urgenze in quest’ambito. Come unica fondazione in Sicilia referente del Fondo di contrasto povertà educativa minorile, ci sentiamo particolarmente partecipi di una realtà, come quella isolana, in cui più che in altri luoghi la carenza di risorse economiche è legata a quella relativa alla formazione. La pandemia ha rafforzato questa consapevolezza, ed è per questa ragione che Fondazione Sicilia si è adoperata nei mesi scorsi in sostegno degli studenti per cui la didattica a distanza è stata un ostacolo quasi insormontabile, per carenza di tablet o di adeguati collegamenti”.
“Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è un esempio emblematico di come il partenariato pubblico-privato sia una strada per affrontare in maniera efficace i problemi complessi del nostro Paese. Nel 2016 – dichiara Giorgio Righetti, direttore generale Acri – su impulso delle Fondazioni di origine bancaria, insieme a Governo e Terzo settore è nata questa inedita partnership per rispondere all’emergenza della povertà educativa. La strategia di intervento individuata è stata coinvolgere attivamente scuole, enti locali, organizzazioni del terzo settore, famiglie e ragazzi, per costruire una nuova comunità educante. In 6 anni, le fondazioni hanno messo a disposizione complessivamente oltre 600 milioni di euro, di cui circa la metà già assegnati per il sostegno di 384 progetti in tutta Italia, raggiungendo quasi 500mila ragazzi. La presentazione di mappe regionali della povertà educativa, come quella della Sicilia, permette di conoscere in maniera più dettagliata la situazione di un fenomeno che riguarda tutto il Paese”.
“Siamo in un passaggio decisivo per l’educazione inclusiva e innovativa in particolare nel Sud e in Sicilia. I divari sono troppo aumentati. Una svolta – ragiona Marco Rossi Doria, presidente di Con i Bambini – è urgente. La leva sono le comunità educanti: terzo settore, fondazioni, cittadini, scuole e comuni. Insieme. I tanti progetti avviati grazie al Fondo, circa 30 sostenuti in Sicilia con 21,8 milioni di euro coinvolgendo 550 organizzazioni, mostrano che si può fare e fare bene”.
I dati sono stati elaborati dall’osservatorio sulla povertà educativa, curato in collaborazione tra Con i Bambini – impresa sociale e Fondazione Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.
Attualmente, la trattazione della povertà educativa avviene soprattutto utilizzando indicatori nazionali o al massimo regionali, anche per la carenza di dati aggiornati a livello locale. L’obiettivo finale è, quindi, la costituzione di una banca dati su scala comunale o sub-comunale, che consenta interventi mirati a seconda delle esigenze.
Tra i tanti progetti da avviare contro la povertà educativa, ci sono quelli già avviati, come PFP. Progetti Formativi Personalizzati con Budget Educativi, che include anche gli adolescenti siciliani e Dappertutto. Territori e Comunità per inventare il futuro, che riguarda i bambini di Palermo.
I dati sulle mappe della povertà in Sicilia sono stati formulati tenendo conto di quattro parametri: l’offerta di asili nido, le famiglie raggiunte da banda larga ultraveloce, gli edifici scolastici vetusti e quelli raggiungibili con i mezzi pubblici.
In un sud carente di servizi, la Sicilia (insieme a Campania e Calabria) si colloca ancora sotto la media.
L’offerta disponibile di servizi prima infanzia vede infatti la Sicilia penultima tra le regioni italiane. Con 10 posti ogni 100 bambini, l’offerta di asili nido presente sull’isola è poco superiore rispetto a quella della Campania (ultima con il 9,4%) e al di sotto di quella della Calabria (terzultima con l’11%).
Le tre grandi regioni del sud si collocano in fondo alla classifica, molto distanti da quelle ai primi posti: Valle d’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia-Romagna (39,2%), Toscana (36,3%). Ma anche da altre regioni del sud continentale (ad esempio la Puglia, con il 16,8%) e dall’altra isola maggiore (Sardegna, 29,3%).
Ancora una volta, però, il dato medio regionale non è sufficiente per l’analisi. All’interno del territorio, infatti, convivono significative differenze.
Un problema, quello di possedere una connessione efficace, che nei mesi della pandemia, tra didattica a distanza e lavoro agile, ha mostrato tutta la sua rilevanza.
E se è vero che la Sicilia ha 18,2 punti di vantaggio rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la disponibilità di connessioni ultraveloci, altrettanto palese è l’ampio divario tra la potenzialità della rete e la quota di famiglie che effettivamente vi hanno accesso.
La connettività, però, non è solo una questione infrastrutturale, e in tutta Italia la quota di famiglie con internet veloce è inferiore alle potenzialità della rete. In altre parole, il fatto che una zona sia cablata non significa necessariamente che le famiglie concretamente vi abbiano accesso. I motivi possono essere tanti: dalle preferenze e necessità individuali a un disagio economico che impedisce alla famiglia di potersi permettere una connessione veloce.
Nel dettaglio, le cose vanno meglio nel Siracusano e nella città di Palermo, dove quasi due terzi delle famiglie risultano raggiunte dalla banda ad almeno 100 Mbps. Superano la media regionale anche il Ragusano, il Catanese e il Nisseno.
Salute e sicurezza sono aspetti fondamentali, che a maggior ragione devono essere garantiti anche all’interno degli ambienti scolastici.
Per questo è importante che le aule siano adeguate. Il Covid-19 infatti ha reso ancora più evidente la necessità di avere a disposizione un certo tipo di spazi per permettere il ritorno in classe in sicurezza. Non solo in termini di ampiezza, ma anche di funzionalità, in modo da consentire una rimodulazione di banchi e arredi scolastici che tuteli insegnanti e alunni dal rischio contagio, come previsto dalle linee guida del Miur.
La sicurezza nelle scuole, è un dato condiviso, parte cioè dalla progettazione e continua con gli interventi di manutenzione e ristrutturazione.
E se sotto questo aspetto la Sicilia presenta dati in parte più contenuti rispetto alla media nazionale, in città come Messina un quarto delle scuole non è adeguato per una corretta fruibilità. Non si segnalano problemi di questo tipo, invece, nelle isole di Pantelleria e Favignana.
Quanto sono raggiungibili le scuole con i mezzi pubblici?
Il dato nazionale: nel 2018 su 40.160 edifici scolastici statali in Italia, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, sono 34.531 quelle raggiungibili con mezzi di trasporto pubblico, cioè l’86%.
In Sicilia la quota è inferiore di quasi 2 punti rispetto alla media nazionale, (84,2%), anche se la situazione varie sensibilmente a seconda della realtà. Ci sono province in cui le scuole raggiungibili con i mezzi superano il 90% di scuole raggiungibili con almeno un mezzo alternativo all’auto privata (le più virtuose l’Ennese, il Catanese e il Messinese) e altre con percentuali inferiori al 70%.
Deve far riflettere il caso del comune di Sperlinga, nell’Ennese: l’unica scuola presente non risulta raggiungibile con i mezzi.
PFP. Progetti Formativi Personalizzati con budget educativi
Promosso dalla Rete dell’economia Sociale Internazionale, il progetto PFP. Progetti Formativi Personalizzati con budget educativi, in cui è coinvolta anche la Sicilia, mira a sperimentare a livello nazionale una nuova alleanza educativa per la progettualità personalizzata degli adolescenti dai 14 ai 18 anni.
Per uscire dal circuito vizioso della povertà educativa si vuole sperimentare per almeno 1000 giovani della fascia di età indicata l’applicazione di budget educativi per programmi formativi personalizzati.
Per ogni percorso personalizzato a cui il giovane decidere di aderire corrisponderà un budget educativo per il sostegno di spese relative a socialità, sport, cultura e formazione al lavoro. Il giovane che accede al budget si impegna a realizzare gli obiettivi formativi che avrà condiviso con l’équipe sulla base di un contratto formativo in cui potrà sempre contare su un tutor/mentore esperto in life coaching.
Riguarda invece la prima infanzia il progetto Dappertutto. Territori e Comunità per inventare il futuro, promosso dal Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci e localizzato nel quartiere Tribunali-Castellammare del Comune di Palermo.
L’intervento intende sia rafforzare le competenze genitoriali sia attivare strategie di welfare comunitario che stimolino la partecipazione attiva delle istituzioni, del terzo settore e degli abitanti del quartiere.
Nello specifico, si prevede di potenziare i servizi per l’infanzia attraverso il rafforzamento delle competenze dei docenti e degli educatori, il consolidamento delle relazioni scuola-famiglia e l’ampliamento dell’offerta formativa anche in orari pomeridiani.
Saranno attuati interventi di sostegno alla genitorialità come laboratori sulla genitorialità positiva e sportelli informativi di orientamento al lavoro. Il progetto, inoltre, prevede attività formative rivolte ai docenti. Infine, saranno ampliati i servizi presenti sul territorio con la creazione di un museo laboratorio itinerante della Città educativa e di una Biblioteca di quartiere. I destinatari diretti saranno circa 1000 bambini di età compresa fra 0 e 6 anni.
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