“Fare il politico in Italia è complicatissimo, ma anche costruire infrastrutture non è semplice”. A parlare, in un’intervista al Corriere della Sera, è Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, il gruppo infrastrutturale che in Italia gestisce 31 cantieri, una gran mole di lavori che comprende anche, in futuro, il Ponte sullo Stretto.
“Il ponte – dice Salini – serve a unire all’Italia – e quindi all’Europa – un’isola che conta 5 milioni di abitanti, quanti la Danimarca che è collegata alla Germania da tre ponti. Uno studio della Bocconi ha stimato che l’isolamento della Sicilia costa ogni anno diversi miliardi di euro. Ogni anno di ritardo nel realizzare l’infrastruttura produce danni per miliardi”. “La struttura del ponte – aggiunge – ha un costo di quasi cinque miliardi, il resto servirà per opere compensative, idrogeologiche, reti stradali e ferroviarie, indispensabile completamento del progetto”.
“Storicamente – prosegue – tutte le grandi opere sono state bersaglio di critiche politiche, poi evaporate quando l’infrastruttura finita ha rivelato tutta la sua utilità. Così è stato per l’Autostrada del Sole, per l’Alta Velocità. Lo stesso accadrà per il Ponte sullo Stretto”.
Salini sottolinea come le opere siano “un formidabile impulso all’economia e all’occupazione. Come Webuild, abbiamo in programma l’assunzione di 10 mila persone in tre anni in Italia, l’88% delle quali al Sud. Ricordo poi che le opere pubbliche rappresentano una piccola parte degli oltre 190 miliardi del Pnrr. Il piano riguarda quindi molte altre imprese e la scadenza di giugno 2026 vale per tutti i progetti: è bene che ogni capitolo di spesa sia seguito con l’attenzione e i controlli dovuti”.
-foto Agenzia Fotogramma –
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